Siena e la politica – Il ‘metodo sovietico’ per fermare Scaramelli

Ho letto le dichiarazioni di Juri Bettollini, sindaco di Chiusi, di rinuncia alla segreteria provinciale del PD senese con un ghigno di compiacimento. Ha capito che qualcuno stava tramando il modo per porre fine al ciclo politico di Stefano Scaramelli.
La tecnica è consolidata ed è stata spesso applicata nei partiti comunisti del Novecento per far fuori qualche leader poco gradito. Gli storici non sanno se attribuirne paternità a Lenin, oppure a Stalin, o forse ad entrambi, e quindi potremmo qui ribatezzarlo “metodo sovietico”.
In sostanza, si tratta di questo. Si prende il braccio destro (appunto, Bettollini) di un leader che si desidera fare fuori (appunto, Scaramelli) e lo si fa eleggere ad un ruolo importante, ma diverso da quello desiderato dal leader stesso (in questo caso segretario provinciale del PD invece che segretario comunale del partito a Siena).
Lo si induce, giorno dopo giorno, a prendere decisioni e a fare mediazioni politiche che vanno contro il proprio leader di riferimento (appunto, Scaramelli), il quale non può opporsi più di tanto, per non sconfessare il proprio uomo. Lo si convince che abbia lui (appunto, Bettollini) le qualità per poter assumere un ruolo di primo piano, autonomo e non più collegato al proprio leader di riferimento, e dunque di poter agire in autonomia. E quando si è finalmente ottenuto il risultato di aver indebolito ed emarginato, piano piano, senza strappi e traumi, il leader (appunto, Scaramelli) – che si ritrova senza la forza politica per poter seriamente arrivare al controllo del partito – si aspetta la scadenza naturale del mandato per liquidare definitivamente, con nobili parole sulla opportunità di un rinnovamento ed una rotazione delle cariche, colui che si era illuso (appunto, Bettollini) di avere in mano il bastone del comando.

La storia – sempre maestra di vita – ci dice però che esistono anche due antidoti.
Il primo è che Bettollini non accetti la carica di segretario provinciale (appunto) e rimanga dunque fuori dalla trappola. Il secondo è che alla fine accetti di segretario provinciale del Pd, ma sia così abile e forte da essere lui, di concerto proprio con Scaramelli, ad applicare il “metodo sovietico” nei confronti degli altri.
Chissà come andrà a finire…

Roberto Guiggiani