Siena e la politica: ad un mese dalle elezioni, il caos regna sovrano

Non avrei mai immaginato di arrivare alla vigilia del 10 maggio, ovvero ad un mese esatto dalle elezioni, in uno situazione così confusa ed indecifrabile.

Avevo scritto, ad esempio, che la scelta di Luca Furiozzi come candidato sindaco del Movimento 5 Stelle era stata la soluzione migliore per ricomporre la frattura avvenuta con la scelta dei candidati alle elezioni politiche ed invece a livello nazionale (o, più probabilmente, regionale) si è voluto definitivamente delegittimare un gruppo dirigente che non aveva piegato silenziosamente la testa, ma aveva invece espresso tutte le proprie perplessità sui nomi di Luca Migliorino a Siena e Salvatore Caiata a Potenza, entrambi peraltro risultati poi eletti. A questo punto che la certificazione arrivi in queste ore – e dunque Furiozzi possa candidarsi con il simbolo ufficiale – oppure il Movimento 5 Stelle decida di non presentarsi alle elezioni comunali in una città dove conta oltre 5000 voti non fa più nessuna differenza, politicamente parlando. E’ evidente che i suoi dirigenti nazionali e regionali non ne riconoscono più né il ruolo, né il valore. Di sicuro, se la certificazione non dovesse arrivare, suggerisco a Luca Furiozzi di non costruire una propria, ennesima lista civica – come qualcuno consiglia, magari non sempre in buona fede – che finirebbe per confondersi con il caos sovrano di questa tornata amministrativa.

Un caos in cui Luigi De Mossi insiste nel voler far creder che nelle sue liste e nel suo staff non c’è nessuno appartenente al vecchio Sistema Siena, come se non ci si conoscessero tutti gli armigeri di cui si circonda; il Partito Democratico presenta una lista di 32 candidati al consiglio comunale in cui non ce n’è nemmeno uno (neanche per sbaglio) che sia un sostenitore di Bruno Valentini; in cui si discute su un sondaggio elettorale commissionato non da un giornale indipendente, ma da uno dei candidati (Pierluigi Piccini) e dunque forse anche veritiero, ma certamente al di sotto di ogni sospetto; in cui alla fine mi viene il dubbio che sia meglio non avere un programma elettorale, se le proposte sono così bislacche come quella di Sergio Fucito di far pagare il parcheggio ai turisti in base a quanto hanno speso in città, con tanto di verifica – uno ad uno – degli scontrini al momento di presentarsi alla cassa.

Roberto Guiggiani