Riccardo Pedraneschi, Sangue tra i cipressi

Il genere giallo, a partire dalla metà dell’Ottocento, non ha visto crescere soltanto il numero di lettori prima, l’attenzione della critica che conta poi, ma si è articolato anche in differenti sottogeneri. In origine, infatti, furono “I delitti della Rue Morgue” (1841) di Edgar Allan Poe e il giallo poliziesco, poi vennero l’hard boiled, il noir, il rosenoir, il thriller (legale e medico), il giallo storico, il giallo legato a storie di spionaggio. A questa specializzazione del genere giallo (il termine, come è noto, deriva dal colore della copertina della collana “Il Giallo Mondadori”, pubblicata per la prima volta nel 1929) si è accompagnata col tempo anche un’analisi molto più attenta al contesto sociale al cui interno il delitto si origina e assume forma. Una conferma, in tal senso, ci viene dalle parole del giallista Ian Rankin: “Il personaggio del detective è uno strumento molto utile per parlare della società nella sua interezza. Il poliziotto ha accesso alle persone di potere, ai politici, agli industriali, ma anche ai criminali, ai senza tetto, ai tossicodipendenti. Così può vedere tutti gli aspetti della società in cui viviamo”. Anche Luigi de Pedris, il fortunato personaggio uscito dalla penna di Riccardo Pedraneschi, nato a Parma e innamorato della città del Palio, ha modo di venire a contatto con uomini e donne differenti tra di loro per professioni, istruzione, classe sociale. E lo fa anche nell’ultimo romanzo, “Sangue tra i cipressi”, nel quale si trova a dover risolvere il caso di un triplice delitto. Un cadavere, infatti, viene rinvenuto al cimitero del Laterino a Siena il 13 dicembre 2016, un secondo al cimitero più importante di Parma, la “Villetta”, un terzo, infine, al cimitero monumentale di Torino. In tutti e tre i casi la vittima è stata raggiunta dai colpi di un’arma da fuoco. Come già nel “Mistero della Pallacorda” (2016) in “Finimondo” (2017), tocca al commissario de Pedris, che ama le belle donne, il buon vino e il Toro, risolvere il difficile caso. Non manca, non può mancare, la descrizione partecipe e puntuale della città di Siena, della quale lo scrittore ci restituisce colori, profumi, atmosfere. Il passo che segue è tratto dal Prologo e offre testimonianza dello stile raffinato di Riccardo Pedraneschi, che passa con disinvoltura da un registro più elevato a un registro più basso.

“Il sole, così come l’ambizione di vittoria del Toro nel Derby della Mole, era appena tramontato. Il commissario Luigi de Pedris stava fissando la luna che, ormai quasi piena, ave va fatto capolino sopra la curva Maratona, il cuore pulsante del tifo granata che, nonostante la sconfitta, stava comunque applaudendo i propri beniamini. Se Luigi avesse voluto assistere alla gioia e al giubilo, avrebbe dovuto guardare alla sua destra, dove lo spicchio occupato dalla tifoseria ospite, gli odiati “cugini” bianconeri, stava esultando per la vittoria in rimonta appena conseguita. Già, se avesse voluto, poiché De Pedris, al contrario, per stemperare quell’ennesima e cocente delusione, aveva chiuso gli occhi e stava rivivendo quell’attimo di felicità immensa che aveva provato a inizio partita quando la palla colpita di testa da Belotti aveva trafitto imparabilmente un esterrefatto e pietrificato Buffon. Una vampata di adrenalina pura che lo aveva visto prima urlare a squarciagola, quindi saltellare come fosse tarantolato e infine abbracciare con spropositata passione un’attempata signora che aveva avuto il torto, o forse la fortuna, di trovarsi per caso a seguire la gara accanto a lui. Peccato che fossero poi sopraggiunte le doppiette di Higuain e la rete nel recupero di Pjanic a rimettere le cose sui soliti binari, ben descritti da una frase tanto cruda quanto reale: “La vita è come il Derby della Mole e Tu tifi per il Toro’. Il commissario era molto meno pessimista e semplicemente ripensava a quanto fosse azzeccata e calzante la ‘Sindrome di Alessandrelli’, cioè aspettare per anni il proprio momento e poi quando finalmente arriva fare una colossale figura di merda…che si manifestava per il Toro puntualmente a ogni stracittadina e per la Vecchia Signora in occasione della Finale di Champions League”

Riccardo Pedraneschi, Sangue tra i cipressi, extempora edizioni, Siena 2018

a cura di Francesco Ricci