Perché l’ Isis ha vinto la guerra vincendo la battaglia economica

Una sofferenza incredibile, una precisione impressionante. Un sistema di autodistruzione pianificato, attuato e tragicamente realizzato. Uccidendo i suoi territori ed il suo sistema l’ Isis ha stroncato le nostre economie. Una eutanasia, un suicidio perfetto, quella dei paesi arabi, che ha spezzato la colonna vertebrale del nostro sistema economico, facendolo collassare e cadere, come un gigante dai piedi d’argilla.
Economie a pezzi, materie prime introvabili, banche allo sfascio nei paesi arabi e intere filiere, in Occidente che se ne vanno, complice un sistema finanziario e commerciale che non ammette interpretazioni ma solo numeri (vitrei) e regole (non interpretabili).
E questo i grand commis del terrore lo sapevano: e su esso hanno puntato. Vincendo la scommessa.

Non era un gran giorno, quel giorno.
L’aria era un po’ distratta come è logico che lo sia, in una mattina di settembre a Roma, con la pioggia ed un’afa insopportabile. Via XX settembre era lì, caotica come sempre i clacson spiegàti: l’equinozio stava arrivando ed io non sapevo se essere più contento o irritato per le tenebre che da lì a poco avrebbero prevalso sulla luce.
Era un consiglio d’amministrazione abbastanza routinario, non c’erano all’ordine del giorno cose particolarmente importanti, tranne il fatto che dovevano essere rivisti i fidi ed i rischi paese, giunti a scadenza, e quelli di alcune banche estere del sistema arabo.
Apro il faldone e scorro le pratiche: rating Angola, in diminuzione. Rating Algeria, in diminuzione. Rating Siria, non applicabile. Rating Yemen, non applicabile. Rating Turchia, stabile ma in attesa di valutazione a seguito dei fatti interni. Rating Iran, in attesa di valutazione. Stessa musica per tutte le banche del sistema, dove la proposta più corrente (e pertinente) in materia di fidi interbancari, sulle varie voci , è “revoke” o, quando va bene, “decrease”.
Scendo allora nel dettaglio, guardo i numeri dell’economia araba e li trovo, confrontandoli con quelli di qualche anno fa, tragici.

Esportazioni azzerate, petrolio in caduta libera, turismo a pezzi, estrazione delle materie prime sotto il potere di gruppi armati o fazioni in guerra fra loro. La violenza come strumento di parificazione sociale fra poveri. Banche e fondi in caduta libera, strategia di breve periodo assente…
Peggio per loro, potremmo concludere, ma non è così. Da lì penso a noi, al nostro sistema che rischia di essere completamente travolto a causa di questa crisi vorticosa nei paesi a prevalenza musulmana che non si ferma. E allora guardo i nostri numeri: aziende che fino a poco tempo fa lavoravano (e davano lavoro nel vecchio continente e negli Stati Uniti) in quei paesi che si scoprono in decozione, grandi opere ferme, indotto del petrolio a pezzi. E via con i licenziamenti, le procedure di solidarietà e le chiusure. Tragicamente nei nostri stati, a colpire le nostre famiglie, a minare le nostre fondamenta economiche e sociali.
Guardi ancora più nel profondo e vedi gli enormi capitali detenuti dagli angeli del terrore: distruggendo i loro stati ed incassandone il prezzo, con il prodotto hanno acquistato pezzi della nostra economia, gestendola. E vedi come, utilizzando i loro capitali, riescano a mettere in ginocchio interi sistemi.
Il consiglio d’amministrazione sta per finire. Guardo ancora quei numeri, scarni, duri come una sentenza. E capisco come mai l’Isis ha vinto. Senza se e senza ma.

Luigi Borri