Patricia Vannetti, Corpo a Cuore, Siena, Pascal, 2015

Sono una barca senza ormeggi Un marinaio naufragato Un cuore nella tempesta

“Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole”. Il racconto biblico, racconto allegorico, della Torre di Babele mi è sempre stato caro. L’addio a una lingua unica, comune a tutti i parlanti, a me è parso da sempre uno straordinario fattore di ricchezza. Certo, finché di una lingua si coglie l’aspetto squisitamente strumentale, che è poi quello di consentire la comunicazione e la comprensione reciproca tra gli uomini, la punizione voluta da Dio appare come un elemento che rende più difficoltoso il conseguimento di tale obiettivo. Ma se andiamo oltre e guardiamo alla lingua come un mezzo espressivo della bellezza, ecco che allora il castigo ci appare un dono prezioso. Petrarca è anche la lingua italiana, Goethe è anche la lingua tedesca, Baudelaire è anche la lingua francese, Esenin è anche la lingua russa, Lorca è anche la lingua spagnola. Certo, la maggior parte dei capolavori della letteratura mondiale noi li leggiamo in traduzione e non per questo li sentiamo meno capolavori. Ma è evidente che quando le nostre competenze ci consentono un accesso diretto, e non mediato dal “vertere”, a un testo, il piacere che proviamo è maggiore, perché il significato autentico di una parola si offre a noi attraverso il velo della polisemia, mentre il piano del significante dispiega tutte le sue potenzialità accanto a quello del significato. Anche per questo mi pare fortunata Patricia Vannetti, che in “Corpo e cuore”, la sua prima pubblicazione, può raccogliere liriche e prose da lei composte in italiano, in francese, in inglese. Recuperando la lezione della Dickinson e di Baudelaire, spesso riletti attraverso un’essenzialità del dettato poetico primonovecentesca (Apollinaire, ma anche un certo Ungaretti), Patricia Vannetti dà voce alle passioni e ai sentimenti che fanno della nostra anima un campo di battaglia. I versi che seguono sono tratti dall’ “incipit” di “Je suis un bateau sans amarres”, di cui è la stessa autrice a offrirci la traduzione.

“Sono una barca senza ormeggi
Un marinaio naufragato
Un cuore nella tempesta
Un povero corpo ancora in cerca…
Di tre! Stella guida,
Sei il faro nella notte
Luci ammalianti come sirene,
Sei l’isola che intravedo
Onda selvaggia, tranquille spiagge,
Sei quel porto sicuro e perfetto”.
Dove vorrei tanto tornare”

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Patricia Vannetti, Corpo a Cuore, Siena, Pascal, 2015

 

a cura di Francesco Ricci