Matrimonio contrastato con l’acido: la beffa diabolica dei coniugi

Si sono presi gioco di tutti: tre Procure (Siena, Firenze, Torino), i carabinieri, i giornalisti (oltre alla stampa locale- noi in primis che avevamo realizzato un servizio nella casa dove erano stati nascosti – anche le tv nazionali si erano interessate al caso, da Bruno Vespa ai programmi Mediaset)  il comune di San Gimignano e i suoi abitanti che si erano prestati ad aiutarli: Michael Cariglia e Azzurra Moreci, la coppia di quel matrimonio contrastato a colpi di acido solforico, si erano inventati tutto. Si deve fare un passo indietro, alla notizia che aveva fatto il giro d’Italia: il padre di lei osteggiava il matrimonio perché il genero era troppo vecchio per la figlia. 

Nell’ articolo e poi nella video intervista qui sotto potete ritrovare tutti i dettagli

Torniamo ad oggi, anzi a ieri, quando i carabinieri di San Gimignano e quelli di Poggibonsi – decisivo l’intervento degli uomini che fanno capo al luogotenente Paolo Sbraga oltre che al comandante di compagnia maggiore Sergio Turini – hanno arrestato su mandato del gip del tribunale di Torino la coppia di sposi diabolici:  Michael Cariglia, 49enne, e Azzurra Moreci, 21enne, si trovano in carcere per calunnia aggravata continuata. Una storia degna di Diabolik ed Eva Kant, se non fosse che l’unica cosa vera in tutta questa vicenda è la farsa montata dai coniugi. Un racconto crudo ma anche grottesco a tratti, ritratto che nasce comunque da situazioni difficili di famiglie borderline, dove i maltrattamenti rimangono la quotidianità e difficilmente si esce dalla realtà entro la quale si nasce.

E quando i militari senesi si sono presentati per arrestarli, i due hanno anche avuto la capacità – con la stessa naturalezza con cui avevano realizzato le interviste qualche mese fa – di domandare ai carabinieri, con fare stupìto e anche un po’ infastidito, perché dovessero essere arrestati proprio loro che avevano subìto tante angherìe da parte della famiglia di lei. Tutto questo mentre i genitori della ragazza hanno scontato cinque mesi in carcere senza esser colpevoli del reato imputato.

Il 29 aprile scorso, infatti, in seguito alla denuncia presentata dalla coppia che ha architettato tutto in maniera quasi perfetta, tanto da ricordare coppie salite alla ribalta della cronaca negli ultimi anni, i militari della Compagnia di Poggibonsi avevano avviato un’indagine che aveva fatto finire dietro le sbarre i genitori di lei: Isabella Concialdi, 46enne, e Pierino Costantino Comodari, 53enne, pregiudicato, risultati gli autori, unitamente ad altri complici non identificati, lesioni personali – mediante acido corrosivo al volto – nei confronti del genero, commessi il 23 febbraio 2018 a San Gimignano  e il 19 aprile 2018 a Torino.

Il 10 giugno scorso, il Cariglia aveva subito analoga aggressione, nuovamente a San Gimignano. L’attività d’indagine condotta nella circostanza aveva portato a evidenziare le responsabilità del Comodari e della Concialdi, attraverso l’esame dei tabulati telefonici delle presunte vittime, in cui si rilevavano numerosi sms minatori, da parte degli arrestati, che rivendicavano anche gli atti compiuti.
Ulteriori approfondimenti investigativi, avviati dagli stessi militari, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Torino Lisa Bergamasco, hanno consentito di qualificare come falsi i messaggi minatori attribuiti agli arrestati e anche di evidenziare le responsabilità della Moreci e del Cariglia in riferimento all’attività di spoofing, condotta dalle stesse presunte vittime in danno degli arrestati e finalizzata ad accusare questi ultimi in ordine a reati mai commessi. In pratica, grazie a un sikstema di sms utilizzati solitamente per le pubblicità, i due coniugi inviavano messaggi minatori ai propri numeri. E le stesse aggressioni con l’acido (che poi acido solforico non era) erano state autoprocurate dal Cariglia, dentro un disegno diabolico che per mesi aveva fatto costruire a lui e alla giovane  moglie una realtà parallela e del tutto inesistente.

Secondo prime ipotesi, il movente sarebbe verosimilmente riconducibile a una situazione di forte rancore della Moreci verso i genitori, asseritamente colpevoli di non essersi mai presi cura di lei.

Katiuscia Vaselli