Le sorgenti dell’Acqua Borra: il sangue di Montaperti, le terme, i misteri

Le sorgenti dell’ Acqua Borra sono famosissime in Toscana e nell’Italia centrale non solo perché sgorgano caldissime in superficie e per via della straordinaria efficacia a livello terapeutico, ma soprattutto perché si trovano a poche centinaia di metri dallo storico campo di battaglia di Montaperti, celebrato da Dante nella Divina Commedia in ricordo della sanguinosa battaglia del 1260 fra Ghibellini e Guelfi, che vide questi ultimi soccombere in grandissimo numero per mano dei Senesi.
Ricordata come una delle maggiori carneficine del Medioevo (infatti Dante rammenta “lo strazio e ’l grande scempio, che fece l’Arbia colorata in rosso”), la battaglia di Montaperti lasciò sul campo non solo un gran numero di morti ma anche numerosissimi feriti, che sembra trovassero lenimento alle ferite proprio bagnandosi nei bagni termali della zona.
Infatti le acque termali molti anni fa avevano molti più sbocchi di adesso in un area più vasta.

Adesso le acque sono famose anche per l’incontestabile bellezza del panorama grazie alle dolci ondulazioni e ai bellissimi filari di cipressi e di vigne ma anche per l’impressionante casale eretto a picco su alcune sovrastano direttamente le acque termali.
La vicenda del piccolo bagno libero è di per sé curiosa e avvincente: dopo secoli di sfruttamento dei bagni gratuiti dell’Acqua Borra, infatti, l’amministrazione locale aveva deciso di “cancellarla” letteralmente per motivi di sicurezza.
Nel 2008, infatti, purtroppo un bagnante morì annegato nel piccolo stagno termale, risucchiato stranamente dalle acque e per recuperare il corpo fu smembrato tutto il piazzale dell’acqua Borra e dunque, non potendo predisporre un’adeguata sorveglianza contro simili incidenti, fu deciso di ricoprire addirittura l’antichissimo bagno.
Fortunatamente per gli amanti delle terme però, la natura ha prevalso sull’opera dell’uomo: la forza dell’acqua termale è tale che la sorgente, nel corso del 2014, è tornata a riemergere naturalmente, creando un nuovo laghetto bollente.


Le acque delle sorgenti termominerali presenti nell’area di S. Maria a Dofana (Acqua Borra, Bagnaccio, Ropole) costituiscono un raggruppamento omogeneo per chimismo e sistema idrotermale. Dalle analisi svolte su queste manifestazioni è stato possibile classificare queste sorgenti come clorurato-alcaline con acque che hanno circolato nel basamento regionale scistoso‐quarzitico.

Tale ipotesi, basata essenzialmente su risultanze di carattere geochimico, appare non completamente soddisfacente in rapporto alle conoscenza geologico‐strutturali dell’area, dato che le linee tettoniche, che permettono la risalita dei fluidi da notevole profondità dal basamento, dovrebbero permettere la risalita anche di fluidi provenienti dal serbatoio principale carbonatico che si trova a profondità minore.
Al contrario le acque della sorgente Acqua borra hanno un contenuto paragonabile a quelle delle sorgenti del sistema termale di Rapolano Terme; anche le sorgenti del Torrente Ambra, Bagnaccio del Colombaio e Reggine, presentano delle caratteristiche geochimiche che fanno supporre per queste una circolazione in serie carbonatica.
Tutto ciò porta ad ipotizzare che le acque emergenti nell’ area di Santa Maria a Dofana siano il risultato di un mescolamento tra un fluido proveniente dal basamento cristallino (ad alta temperatura) ed un’acqua di circolazione meno profonda in rocce carbonatiche.
Da alcuni studi effettuati negli anni scorsi pare che le acque termali dell’Area di S. Maria a Dofana abbiano delle sorgenti che arrivino oltre che all’ Acqua Borra anche a Bagnaccio e alla zona delle Ropole.
Altra considerazione da fare e quella dei piccoli terremo registrati nella zona, infatti la faglia dell’acqua Borra pare arrivare ad intrecciarsi con quella dell’Arbia, dando il la a scosse di media-bassa intensità.

Claudiano, poeta latino che visse nel 400 dopo Cristo, racconta d’aver visitato le celebri Terme e dintorni e che, giunto in un luogo, che dalla sua descrizione si può supporre sia la zona di Sant’Ansano a Dofana vide un lago di acqua calda, una parte della quale entrava dentro ad una piccola grotta. Dice che, passando di là, le acque correvano rapidissime sotto delle volte oscure piene di fumo, e che, quando il vento disperdeva il fumo, si scopriva l’arco di entrata di una caverna e si vedevano i suoi corridoi interni… Un gruppo di contadini del luogo risolse il problema di entrarvi. con molto lavoro tolsero tutto il fango e la terra che ostruiva l’ingresso e poterono accedervi. Videro all’interno avanzi di muraglie che foderavano le pareti della grotta e avanzi di stucchi che ne ornavano la volta, la quale si allargava penetrando sotto terra. Inoltratisi al suo interno, videro che la grotta si divideva in un bivio.

Da una parte vi era una porta chiusa con cancelli di ferro, vicino a questa una gran vasca a forma di conchiglia marina. Credettero che sotto la vasca vi fosse il tesoro e a colpi di piccone la ruppero, ma ecco che ne uscì con gran fragore una copiosa sorgente di acqua bollente che inondò il suolo e riempì la grotta di fumo, sicché agli esploratori non rimase che darsi ad una repentina fuga.
L’acqua continuò sempre a sgorgare ed a sviluppare vapori, riempiendo a poco a poco di fango tutto il luogo, in modo che nessuno poté mai più penetrarvi.

 

Foto e articolo: Gabriele Ruffoli