L’associazione Asedo e i suoi ragazzi disabili.”Sono i nostri guerrieri”

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Al di là delle diversità. È la parola d’ordine dell’associazione Asedo, impegnata da oltre trent’anni nel sostegno ai ragazzi diversamente abili. Il presidente Francesco Nencini ci racconta la storia e le attività di una grande famiglia “dove non manca mai il sorriso”

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“È indubbiamente un vita più complicata e impegnata, ma la ricchezza è infinita”. Tra le difficili pagine che compongono il libro della vita, c’è chi non perde mai la forza di andare avanti. Lo sanno bene i genitori e tutti i volontari dell’associazione Asedo,  che da più di trent’anni lavorano per il futuro dei ragazzi disabili della nostra città.

La realtà che questi giovani “guerrieri” (ci piace chiamarli così) affrontano ogni  giorno, è molto più grande di quello che i nostri miseri occhi sanno vedere. Ce ne parla Francesco Nencini, presidente dell’associazione Asedo e padre di una splendida figlia di cui va fiero ogni giorno.

 

Qual è la storia della vostra associazione?

“Asedo è nata negli anni ’90, mia figlia era piccolissima. Quando abbiamo messo in piedi questa associazione, a Siena ancora non c’era niente del genere. Eravamo un piccolo gruppo, di genitori e volontari, che volevano farsi conoscere. Il percorso di un padre e una madre con un figlio disabile è lungo e faticoso. Ma non ci siamo mai persi d’animo. Abbiamo lavorato con i nostri figli, li abbiamo accompagnati  dalla prima infanzia senza mai lasciarli soli, e continuiamo a farlo anche oggi, che sono ormai adulti”.

Come siete arrivati fin qui, con tante altre associazioni e istituzioni a farvi da sostegno?asedo

“Con la forza e la determinazione. Che ci hanno permesso di raggiungere traguardi importanti. Ma anche grazie ai cittadini e alle istituzioni. Con Asedo, da qualche anno è attiva anche Futura dopo di noi, che si è fatta carico dei ragazzi disabili che restano senza famiglia. Con le Bollicine, poi, abbiamo iniziato a dedicarci ad una serie di iniziative. Ci siamo divisi i compiti, in qualche maniera: loro si occupavano dello sport, mentre noi lavoravamo sull’autonomia personale. I nostri ragazzi hanno imparato a combattere le prime battaglie della vita quotidiana: da allacciarsi le scarpe a lavarsi, fino ad usare i mezzi di trasporto in città”.

Ci racconti di qualche bella iniziativa che avete portato avanti in questi anni…

“Per stimolare i nostri giovani, l’associazione ha deciso di attivare una scuola di cucina, dedicata a loro. Mia figlia si divertiva tanto, e con lei tutti gli altri. Il progetto funzionava così bene che abbiamo chiesto l’utilizzo del castello di Montarrenti per i nostri ragazzi. Abbiamo organizzato escursioni, gite di più giorni che ci permettessero di dormire fuori, grigliate, corsi di cucina e tante altre belle iniziative. Poi è nata l’idea di fare serate di ristorazione, a numero chiuso, dove partecipavano una sessantina di persone. I nostri ragazzi servivano ai tavoli, pilotati da alcuni chef che li assistevano durante il servizio. Per loro è stata un’esperienza indimenticabile”.

 

Dallo scorso anno, grazie ai finanziamenti del Ministero, è attiva anche Casa Clementina, un appartamento destinato all’accoglienza dei ragazzi disabili

“La posizione favorevole della residenza, adiacente all’Orto dei Pecci, ha permesso ai nostri giovani ospiti di fare esperienza anche con la vita di campagna, coltivando l’orto e stando a contatto con gli animali”. La grande famiglia di Casa Clementina si compone di 15 ragazzi che, a rotazione, vivono e lavorano in maniera autonoma. Appena arrivano in casa hanno il compito di controllare il frigorifero e farsi la spesa. E poi cucinare, pulire la casa, andare a lavoro prendendo il tram. Sempre supervisionati dagli operatori, come i volontari della Pubblica assistenza e dell’associazione Le Bollicine. In questo modo  i giovani ospiti hanno la possibilità di partecipare anche a gruppi di incontro, laboratori e attività sportive. Poi la sera, molto spesso, si ritrovano a guardare un film o fanno giochi di società. E credetemi, c’è un’atmosfera talmente bella che viene voglia di rimanere lì con loro”.

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Dopo i grandi traguardi del 2016, quali sono le prospettive per il nuovo anno?

“I giovani del gruppo storico, i figli dei fondatori dell’associazione, sono ormai adulti. Dall’anno prossimo vogliamo ripartire con tanti progetti per il nuovo gruppo, quello dei giovani appena  arrivati. Vogliamo portare avanti anche le attività estive, come le vacanze nei campeggi o l’esperienza in camper, o i corsi di barca a vela, per migliorare l’autonomia dei nostri ragazzi. Loro si divertono, lo vedi dai grandi sorrisi e dagli occhi pieni di gioia quando ti guardano. E non c’è cosa più bella di vederli felici”.

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E noi auguriamo a voi, genitori e volontari, di essere felici, con loro e per loro. A proposito di felicità: ci racconta un aneddoto divertente per far sorridere i nostri lettori?

Con piacere, ne ho proprio uno che vorrei raccontarvi. Dovete sapere che un gruppo dei nostri ragazzi lavora al borgo San felice, un paesino del Chianti dove ora c’è un relais a cinque stelle. Con chi lo gestisce abbiamo fatto un accordo di inserimento per il lavoro dei nostri giovani nell’orto, per lavorare nei campi. Non potete immaginare quanto si divertono a stare all’aria aperta, a contatto con la natura e gli animali. Così abbiamo inserito 3 dei nostri ragazzi. I prodotti dell’orto, quelli che proprio loro coltivano, vengono usati dagli chef dell’albergo super stellato. Un giorno allo chef servivano delle zucchine, uno dei ragazzi è andato su in cucina con il suo cestino e prima di entrare ha dato un’occhiata al menu del ristorante. Con la sincerità che li caratterizza e senza peli sulla lingua ha esclamato «I nostri zucchini sono d’oro!», facendo sorridere tutta la cucina”.

Michela Piccini