L’abbazia di Sant’Antimo: la via della luce e del misticismo. E le fate di una notte

L’ abbazia di Sant’Antimo è un complesso monastico olivetano situato presso Castelnuovo dell’Abate a 380 metri s.l.m. all’interno del comune di Montalcino, in provincia di Siena. Si tratta di una delle architetture più importanti del romanico Toscano abitata nei secoli dai monaci benedettini. La Chiesa attuale è stata edificata all’inizio del XII secolo, ma le origini dell’Abbazia sono molto più antiche, pare che la fondazione di Sant’Antimo possa risalire al IX secolo, all’epoca del Sacro Romano Impero, guidato dall’imperatore Carlo Magno, ritenuto il fondatore di una cappella, detta Cappella Carolingia, corrispondente all’attuale sagrestia.
In questo luogo a pochi chilometri dalle pendici del monte Amiata non è raro veder nevicare. Anche se la sua altitudine non é elevata molto spesso durante l’inverno si vedono svolazzare fiocchi candidi che rendono la zona ancora più magica. Nel lontano 1929 una nevicata intensa seguita da forte gelo tenne rinchiusi nelle loro abitazioni tutti gli abitanti della zona per oltre 10 giorni. Si racconta che caddero quasi due metri di neve. Nel corso dei secoli sono stati tanti i fenomeni nevosi che hanno costretto la gente a “barricarsi” in casa, l’ultimo fu quello del non lontano febbraio 2012. Questo luogo ogni anno si imbianca anche se per pochi centimetri e non manca praticamente mai di farsi abbracciare dalla neve. Inoltre essendo in una vallata poco esposta al sole e soggetta a inversione termica le temperature sono molto rigide nel periodo tardo autunnale e invernale soprattutto nelle minime tanto che viene chiamata dai paesani “la valle bianca”, a causa delle tante brinate mattutine.

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Il nome dell’abbazia è tutt’oggi in disputa tra due Santi: il primo è citato negli ”acta Sancti Anthimi” dove è narrata la storia, quasi leggendaria, del sacerdote Antimo imprigionato sotto gli imperatori Diocleziano e Massimiano. Egli guarì e convertì al cristianesimo Pinianus, marito di Licinia, nipote dell’imperatore Gallieno. Pinianus, convertito, si adoperò per salvare i cristiani dalle persecuzioni. Nascosto nella villa di Pinianus lungo la via Salaria, Antimo convertì anche un sacerdote del Dio Silvano e l’intera famiglia. Colpevole di aver “bestemmiato” contro quella divinità, Antimo venne gettato nel fiume Tevere con una pietra legata al collo, ma ne uscì incolume. Venne quindi fatto decapitare nel 304 dal console Prisco e venne sepolto nell’oratorio nel quale era solito pregare. Le sue reliquie sono venerate fin dal 1658 nella chiesa di Sant’Antimo presso Napoli. Secondo una leggenda papa Adriano I, nel 781, avrebbe consegnato parte delle reliquie dei santi Antimo e Sebastiano a Carlo Magno, che le donò all’abbazia nell’atto della fondazione.

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L’altro sant’Antimo a cui far risalire il nome dell’abbazia era un diacono Aretino, martirizzato insieme a San Donato nel 352. La storia narra del miracolo di san Donato. Secondo la leggenda il vescovo Aretino stava celebrando una funzione di ordinazione insieme ai diaconi Antimo e Asterio. Mentre Antimo distribuiva la comunione con un calice di vetro, nel tempio entrarono alcuni pagani che, con violenza, gettarono a terra il calice, mandandolo in frantumi. Donato raccolse e riunì i frammenti, ma si accorse che mancava un pezzo di vetro nel fondo del calice. Incurante del problema, continuò a servire il vino senza che neanche una goccia uscisse dal calice. Questo provocò lo stupore dei pagani, che si convertirono. Seguirono l’arresto di san Donato, la sua uccisione assieme ad altri cristiani, la distruzione dei libri e degli arredi liturgici, come spesso avveniva nella persecuzione di Giuliano. Antimo, unico dei compagni martirizzati insieme a Donato, non venne sepolto a Pionta, nell’Aretino, ma altrove. Si ritiene che Antimo, per sfuggire alla persecuzione, si fosse rifugiato nella val di Starcia e qui sia stato martirizzato e sepolto.

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Secondo la tradizione popolare l’abbazia originaria fu edificata per volontà dell’imperatore Carlo Magno nel 781. Si racconta che l’imperatore ed il suo seguito stessero percorrendo quella che sarebbe divenuta la Via Francigena di ritorno da Roma. Nella zona del monte Amiata imperversava una temibile epidemia di peste. Carlo Magno, come molti suoi soldati, corse il rischio di essere colpito dall’epidemia; l’imperatore, in prossimità del fiume Starcia, fece un voto chiedendo la grazia per se stesso e per la sua gente affinché il potente flagello cessasse. Ricevuta la grazie, fondò l’Abbazia di Sant’Antimo.
La rara bellezza dell’abbazia ha forse originato un’altra leggenda, dai connotati meno storici, secondo la quale Sant’ Antimo fu costruita per opera delle fate, che, trasportando colonne sulla testa e pietre sulle dita, la completarono in una sola notte.

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Alla fine degli anni Settanta l’Arcivescovo di Siena decise di ricostituire una comunità monastica a Sant’Antimo, e affida tale incarico a un gruppo di giovani sacerdoti provenienti dalla Francia. Questi sacerdoti fondarono, nel 1979, una comunità monastica ispirata alla regola dell’ordine dei canonici regolari premostratensi. Con l’appoggio delle Belle Arti di Siena, del comune di Montalcino e delle vicine parrocchie di Montalcino e Castelnuovo dell’abate, iniziano nel 1990 dei lavori di ristrutturazione dell’edificio del vecchio refettorio, mirati a renderlo nuovamente abitabile. Nel 1992, terminati i lavori di ristrutturazione, i monaci, a cui si sono uniti altri giovani, sia sacerdoti che laici, provenienti dalla Francia e alcuni dall’Italia, si insediano nell’abbazia.

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Il 25 maggio 2015 i premostratensi annunciano che avrebbero lasciato l’abbazia di Sant’Antimo per trasferirsi in quella di Saint Michel de Frigolet, vicino ad Avignone, a causa del calo di vocazioni in Francia e per l’impossibilità di far crescere la comunità negli spazi di Sant’Antimo.
Da gennaio 2016 nell’Abbazia di Sant’Antimo ha risieduto un gruppo di monaci benedettini di Santa Maria di Monte Oliveto Maggiore (Asciano), chiamati anche Olivetani. Dal 2017 la cura spirituale è sotto la Diocesi.

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(Oggi l’attività dell’Abbazia è fortemente valorizzata anche attraverso attività culturali, concerti, corsi di canto gregoriano, corsi di miniatura, attività didattiche. Al link che abbiamo inserito potete trovare il calendario delle attività e degli eventi suggestivi che si svolgeranno nell’Abbazia di Sant’Antimo).

Articolo e foto di Gabriele Ruffoli