La Torre in fiamme che ha fatto tremare Siena

Erano alte le fiamme, troppo. E si vedevano da ogni parte della città, lambivano la notte calata sulla Carriera di agosto corsa poche ore prima e vinta dalla Contrada dell’Onda.

Ed è stato impressionante come tantissimi senesi si siano riversati immediatamente in Piazza del Campo, gli occhi al cielo, lo sgomento. Perché la Torre del Mangia stava bruciando.

E se è vero che la struttura lignea si trova solo in cima alla Torre e il fuoco non avrebbe potuto svilupparsi lungo la pietra, è vero anche che le fiamme erano lì, sotto al Campanone, come se volessero attaccare quella voce di bronzo che scandisce i ritmi del Palio, che fa battere il cuore più lentamente nell’attesa della corsa.

Per fortuna tutto si è risolto, grazie alla prontezza di intervento di Antonio Cartoni ed Enrico Petrini, due agenti della polizia municipale che avevano appena finito il turno dopo la lunga giornata di Palio, e che insieme a Giuseppe Giorgiadi della Croce Rossa hanno dato l’allarme e aiutato fin da subito i vigili del fuoco nella lunga operazione di spegnimento delle fiamme.

Ora si tratterà di verificare le cause e i danni, la Procura ha avviato le indagini, dovremo capire anche se il nuovo ‘pavimento’ ligneo fosse a norma ma il punto è un altro. E’ capire quanto, a dispetto di tutto, l’amore dei senesi per la città e per i suoi simboli più significativi sia grande e vero.

E’ aver visto la gente che si è alzata da letto per correre in Piazza, quella che pronta invece ad andare a dormire è rimasta fino alla fine per accertarsi che quelle fiamme che hanno acceso la Torre come una torcia fossero definitivamente scomparse.

Il punto è questo.

Migliaia di persone hanno assistito fino in fondo alle operazioni e in ognuna di quelle migliaia di persone, quei momenti sono stati una paura.

Ci si leggeva negli occhi. Non c’era bisogno di dirselo. La nostra Torre era lì, in fiamme, come purtroppo i nostri occhi hanno visto in fiamme altre cose in altri luoghi lontani. E quando succede così, in una notte di festa, con i tamburi e le bandiere che accompagnano il Palio appena vinto, di qualsiasi Contrada tu possa essere, che tu sia arrabbiato o festante, il pensiero è lo stesso. E traspare dagli occhi impauriti.

Un’angoscia che prevale sulla razionalità: il fuoco non avrebbe potuto espandersi sulla pietra. Ma fino a lassù, sul Campanone, sì.

E sarebbe potuta essere una tragedia, per fortuna scampata grazie al lavoro impagabile di uomini che sono riusciti nonostante il vento e le centinaia di scalini strettissimi, antichi è consumati ad arrivare fino in cima.

Un lavoro durissimo, durato fino a tarda notte, e quando i vigili del fuoco sono scesi finalmente da lassù – due i turni impegnati – portavano i segni della cenere e dello sfinimento in quegli occhi lucidi per il calore e nelle mani fuligginose.

Nessuno, per una volta, ha detto una parola di troppo, almeno nell’immediato.

Eravamo lì, ognuno a modo suo ma con lo stesso pensiero verso il nostro simbolo più bello, a pregare che tutto finisse bene e in fretta, ognuno a cercare di scacciare i cattivi pensieri, i presagi, ognuno pronto, se ce ne fosse stato bisogno, a portare aiuto.

Nella notte calata sul 16 agosto 2017, davanti alla paura, forse davvero Siena ha trionfato immortale.

Katiuscia Vaselli