La notte in cui crollò la torre – decimo capitolo

La notte in cui crollò la torre, una fiction attraverso la quale si raccontano le mutazioni a cui il sociale in genere, e quello che si occupa di psichiatria in particolare, sta andando incontro in questo periodo di crisi. Il tentativo dell’autore è quello di dare un piccolo spaccato di come si sia sviluppata ai giorni nostri quella parte di assistenza psichiatrica che si interessa di reinserimento lavorativo e che si è sviluppata soprattutto attraverso la cooperazione sociale. Questo movimento, molto presente anche a Siena, e che ha alle spalle diversi decenni di storia, sta vivendo adesso un momento critico e rischia attualmente di subire mutazioni importanti se non addirittura di finire. È naturalmente una storia inventata, almeno nei personaggi e nei fatti raccontati ma molto verosimile. È invece ambientata in luoghi conosciuti e familiari per molti di noi: la valle di Porta Giustizia. E una storia che cerca anche di mescolare le vicende di fantasia con la crisi generale di questi anni e con la crisi di Siena in particolare, raccontata in un modo metaforico e surreale.

 

Capitolo 10 – Le conseguenze per Simone

Dal registro di accettazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale S. Maria delle Scotte:

– 15 marzo, ore 16,45: si presenta il sig. Simone S., maschio, bianco, di anni 61, accompagnato da un vicino di casa che riferisce che da qualche giorno la persona in oggetto non esce di casa, è di umore nero, non si alimenta, confabula da solo dicendo cose incomprensibili.
Ore 17,10: Richiesta consulenza della Psichiatria;
Ore 18: se ne dispone il ricovero presso il reparto di Diagnosi e Cura (si allega consulenza dello psichiatra)
ore 17,25 Consulenza psichiatrica: il paz. si presenta mutacico, poco accessibile al colloquio, con caratteristica facies depressiva, se ne dispone il ricovero volontario presso il nostro reparto. Il paziente accetta il ricovero.

Dalla cartella di degenza del reparto Psichiatrico di Diagnosi e Cura

Primo colloquio: il paziente arriva in reparto alle 18 e 30, è accompagnato da un vicino di casa che lo assiste anche durante il primo colloquio.
Al primo contatto il paziente si presenta silenzioso e poco incline al colloquio, risulta molto difficile pertanto raccogliere un’anamnesi completa sulla sua precedente storia di vita, mormora ogni tanto frasi sconnesse in cui fa riferimento ad un assegno, qualcosa che riguarda il suo lavoro.
Il paziente riferisce solamente di avere 61 anni e che qualche mese fa è morta sua madre, per cui adesso vive da solo. Alle altre domande che gli sono poste, oppone un tenace silenzio e pare infastidito anche da quelle tese a capire meglio la storia dell’assegno. Fisicamente appare scaduto, come se non si alimentasse a sufficienza da qualche giorno, anche i vestiti sono trasandati e lo stato igienico generale è fortemente insufficiente.
Peso corp. 67 kg. altezza 1, 73, P.A. 135 su 85.
Dopo aver fatto accompagnare in camera il paziente, dal vicino di casa che l’ha portato al Pronto Soccorso si viene a sapere che il soggetto vive da solo, da quando, qualche mese fa, è morta la anziana madre, che non ci sono altri parenti prossimi. Il vicino crede di sapere che una sorella più grande di lui sia morta diversi anni fa. Lavora a part time presso una cooperativa sociale qui in città, dove svolge mansioni esecutive semplici, e naturalmente il suo stipendio è modesto. Viene descritto come un tipo solitario con pochi amici, dopo la morte della madre è diventato ancora più chiuso e forse si è trovato in grandi difficoltà economiche. Dice di averlo capito dal fatto che ha cominciato a vendere mobili e quadri che erano in casa.
Interrogato al proposito il vicino dice di non sapere nulla del livello d’istruzione e neppure quali altri lavori abbia svolto in precedenza. A suo avviso, ma non può essere sicuro di questo, il paziente in oggetto non ha precedenti psichiatrici. Almeno da quando lo conosce lui, circa dieci anni, direbbe di no, a parte il carattere già descritto.
Prima di congedarsi il vicino riferisce che negli ultimi due, tre giorni quando passava a trovarlo, Simone non faceva altro che parlare di questa cosa dell’assegno, che lui non l’aveva preso, che lui non era un ladro. Ma dice anche di non sapere riferire meglio e con più precisione la vicenda.

Si prescrive: Noan 20 gtt. due volte al giorno (alle ore 13 e 20) Elopram 5 gtt. due volte al di (alle ore 8 e 13) – al mattino fleboclisi con vitamine e nutrienti, alla sera (ore 21) Flunox 30 mg. 1 compressa – 1 fl. di Noan solo al bisogno.
Per domani in programma esami ematochimici di routine.
Si dispone inoltre che sia sistemato nella cameretta singola con normale sorveglianza e per domani bagno di pulizia.

La mattina dopo sul libro delle consegne degli infermieri del turno di notte si leggono le seguenti annotazioni:

Si fa presente che il nuovo paziente, ricoverato ieri sera al letto 3, è stato visto aggirarsi spesso durante la notte vicino alla finestra. Ho avuto l’impressione che gli girassero brutte idee in testa, forse pensava al suicidio. Ho cercato di parlarci un po’, ma non è stato disposto ad aprirsi. Biascica sempre le stesse parole e a volte sembra disturbato da voci interne. Dice sempre di un assegno, che lui non c’entra nulla e poi dice spesso parole senza senso come: “mamma dudu” “dodo”, “mamadu”, che non so che voglia dire. Raccomando ai colleghi stretta sorveglianza, perché ha un brutto aspetto. Consiglierei anche di rinforzare la terapia.

Dal registro delle riunioni di équipe della mattina successiva

Viste le consegne di stanotte, si propone un rinforzo della terapia e una stretta sorveglianza. Per valutare meglio il caso si programma un colloquio con il vicino che l’ha accompagnato e con qualcuno dei datori di lavoro, vista l’assenza di parenti e congiunti. Nella discussione generale si prospetta, dal punto di vista prognostico, un ricovero medio lungo, visto che tra l’altro il paziente non ha precedenti presso il nostro servizio e quindi necessita di un inquadramento completo.

Nella cartella clinica, in data 18 aprile (è passato oltre un mese dalla data del ricovero) si riporta la seguente notazione:

Il paziente è migliorato, riesce a essere più comunicativo e sembra aver metabolizzato dopo un mese di ricovero alcuni aspetti della vicenda che sta alla base del ricovero stesso. Ha recuperato, grazie all’effettuazione di colloqui con il presidente della cooperativa, il dr. Paolo S. (colloqui ai quali ha assistito anche il medico responsabile del caso), una maggior tranquillità e pensa pertanto di poter mantenere il suo posto di lavoro, cosa che negava fino a qualche giorno fa. Si programma la dimissione per lunedì prossimo, è necessario che prosegua una terapia farmacologica di cui sarà data indicazione al momento della dimissione.

Così le conseguenze per Simone sono state un ricovero lungo in Psichiatria e una ripresa lenta.
Gli unici aspetti positivi (se così si può dire!) che tutta la vicenda gli ha portato sono l’aver preso maggior contatto con le sue parti carenti e con un nuovo terapeuta.

 

 

 

E, infatti, con un terribile boato un altro pezzo di pietre e mattoni si staccò dalla Torre e con un rumore tremendo si sfasciò sui mattoni della Piazza in parte e in parte sul selciato. Per un puro caso nessuno rimase seriamente ferito ma iniziò un fuggi fuggi generale, e mentre molti notavano la completa assenza delle autorità o di punti di riferimento come la Protezione Civile o i Pompieri, si cominciò a spargere la voce che l’intera Siena stava crollando.

Andrea Friscelli

ANDREA FRISCELLI È NATO A SIENA, DOVE HA STUDIATO AL LICEO PICCOLOMINI E SI È POI LAUREATO IN MEDICINA NEL 1974. SPECIALIZZATO IN PSICHIATRIA, HA LAVORATO NEL SERVIZIO PUBBLICO FINO AL 2001, QUANDO SI È DIMESSO PER SEGUIRE A TEMPO PIENO LE VICENDE DELLA COOPERATIVA LA PROPOSTA CHE HA CONTRIBUITO, INSIEME AD ALTRI, A CREARE. HA PUBBLICATO PRESSO L’EDIZIONI IL LECCIO “DI STOFFA BUONA” (NOVEMBRE 2011) E “NELLA CRUNA DI UN AGO” (DICEMBRE 2012).PRESSO BETTI EDITRICE INVECE HA PUBBLICATO “L’ORTO DE’ PECCI E LE SUE STORIE” (SETTEMBRE 2014) E “LO SPLENDORE NELL’ERBA, LA GLORIA NEL FIORE” (DICEMBRE 2015)