La gassa: Riempire le fabbriche per uscire dal tunnel…

L’economia nella vita di tutti i giorni si valuta anche sugli operai che entrano a lavoro nelle fabbriche la mattina. Ecco quanto il manifatturiero può far vivere il nostro Paese

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Ognuno ha i suoi parametri ed i suoi indicatori economici. Più o meno elastici, più o meno strutturati.
Io, da buon toscano, ne ho uno estremamente empirico: è cioè il tempo che impiego per andare, la mattina alle 7:30, da casa a lavoro, peraltro una brevissima distanza. Da 5 a 7 minuti è crisi,da 7 a 10 minuti è situazione stabile oltre 10 minuti è piena occupazione e quindi trend economico positivo.
Il mio indicatore non ha mai sbagliato perché si basa su un dato inequivocabile e non interpretabile: quanti operai la mattina si muovono per andare a lavoro e riempire le fabbriche.
Ho sentito, in questi anni di crisi, le più disparate soluzioni per uscire dal tunnel: molte interessanti, altre folkloristiche. Spesso slogan politici per accaparrarsi un minimo di consenso. Cultura, turismo, bio….. certo di per sé settori interessanti ma non trainanti.
La realtà, unica ed imprescindibile, è che occorre ricreare un sistema che rimetta al centro la fabbrica ed il manifatturiero: di certo un manifatturiero che sfrutti la tecnologia e i nuovi metodi ma ugualmente che riproponga l’uomo e la forza lavoro come centrali. Il benessere diffuso, quello cioè che garantisce l’equilibrio economico e sociale, dovrà essere l’unico dettato, l’unico obiettivo dei governi e della politica, speriamo unita: ed il benessere diffuso si ha quando impresa e forza lavoro sono a piena forza, quando lavorano in piena occupazione.
Abbattere la spesa improduttiva dello stato e detassare il lavoro e le imprese, quindi, per far riprendere l’economia, visto che oggi non possiamo più far leva sulle “svalutazioni competitive”.
Auguri, Italia, ce la puoi fare…..
Luigi Borri