La fonte delle monache di San Paolo

Venti anni fa, esattamente nel 1998 l’associazione “La Diana” in fondo a via delle Sperandie, in un orto di proprietà dell’Amministrazione Provinciale, ha riscoperto una mistica e affascinante memoria del passato.
E’ conosciuta come fonte delle monache di San Paolo nome che deriva da uno dei due complessi conventuali (monastero delle monache agostiniane di San Paolo e il monastero femminile delle suore benedettine di Sant’Agnese, dette anche Sperandie) che si trovano, uno di seguito all’altro, in via delle Sperandie; uno, che dà il nome alla strada, è edificato vicino alla cinta muraria, l’altro invece si trova circa a metà della stessa strada.
Si tratta di un ambiente sotterraneo sconosciuto alla gran parte dei senesi.

Nel 1328 il Comune di Siena stanziò una somma per la costruzione di una fonte per le monache di clausura del Convento di Sant’Agnese nella attuale Valle Berardi confinante con il Convento.
La fonte delle monache è alimentata da un proprio bottino scavato ad una profondità di circa venti metri sotto terra. Ha tre ingressi: uno riservato solo alle monache, uno in corrispondenza di una fonte esterna utilizzata in passato per lavare i panni e abbeverare gli animali (quella da dove si entra solitamente per la visita), e una a metà.

Nel luogo si può ammirare una piccola fonte con lavatoio al lato della quale si apre uno cunicolo molto stretto che porta ad una ampia “stanza” totalmente scavata nell’arenaria il cui soffitto è scolpito a piccole volte di tipo “rinascimentale”. La grande vasca in pietra era il lavatoio delle monache, sul fondo si apre il canale del “bottino” (indipendente dagli altri bottini senesi) ed una scala. Una parte iniziale è a mattoni poi la scala prosegue ed è scavata nel tufo e sale fino a raggiungere l’antico convento.

Al momento della prima visita de La Diana, il pavimento era coperto da uno spesso strato di fango, mentre la scala era chiusa da un vecchio cancello in ferro e legno. Con entusiasmo, un gruppo di volontari dell’Associazione ha abbracciato l’impresa di recuperare la fonte, rimuovendo il fango e riaprendo la scalinata.
Successivamente l’Amministrazione Provinciale, ha finanziato il restauro conservativo delle parti in muratura esterne ed interne e ha realizzato l’impianto di illuminazione.
Quindi è stato sistemato il terreno attorno alla fonte che è stato seminato a prato.

Purtroppo al momento la parte interna è chiusa al pubblico da un grosso cancello e anche la parte esterna è avvolta da erba alta e rovi aggrovigliati. La fonte è aperta per le visite al pubblico solo in alcuni periodi dell’anno ed occorre prenotare contattando presso l’associazione La Diana.
Anni fa fu anche creato un percorso pedonale che porta alla scoperta di una cappella posizionata dal lato opposto alle mura. Si tratta quasi sicuramente della cappella cimiteriale del convento, eretta nel 1697 (data incisa sulla facciata) con un bell’altare settecentesco ricco di stucchi attorno a una piccola nicchia vuota.
Questo edificio che era stato trasformato in magazzino degli attrezzi agricoli, necessitava di un urgente intervento di restauro. Sempre a spese dell’Amministrazione Provinciale con la collaborazione de La Diana, è stato riedificato il tetto, sono stati consolidati e puliti gli stucchi, rifatto il pavimento e gli intonaci.

Nella nicchia è stato posizionato un busto di Madonna, dono dell’Associazione La Diana.
La figura in terracotta e ottone dorato riassume la storia del monastero di appartenenza: si tratta di una Madonna di Provenzano con le mani che sostengono un cuore trafitto da una freccia, poggiante su un’onda (La Diana); sul petto, uno stolone riproduce un dettaglio del velluto rosso e oro facente parte dei costumi della Chiocciola del 1981 (il territorio di questa contrada).

Gabriele Ruffoli

Un ringraziamento speciale alla contrada della Chiocciola e all’Associazione La Diana