Il ministro Calenda, Vestager, Embraco e la concorrenza (sleale) dell’Europa

Siamo un paese incredibile: bello ed incredibile. Ed un’Europa inquietante: brutta ed inquietante.

In effetti l’Europa è quel luogo dove si è pronti a normare con migliaia di metri cubi di carta sulla lunghezza delle sardine, il volume medio dell’olio di soia, la legalità della pizza e ma non si trova il tempo di uniformare tassazione, salari e politiche del lavoro.

Che quasi quasi, per questo verso, se l’Europa non fosse stata fatta era meglio: una bella svalutazione competitiva, quella che in sintesi drenava liquidità a chi i soldi li aveva, e via avanti, incuranti di sistemi e aggressioni esterne.

Ed è per questo che adesso (forse) c’è una reazione da parte dell’Italia e del proprio Governo.

Andiamo al fatto: una multinazionale (Embraco) decide che è meglio produrre fuori dall’Italia (in un altro paese della Comunità) ed allora chiude in Italia e apre oltre frontiera. Le cause sono le solite di stile: costo del lavoro, tassazione, burocrazia, sindacati e altre amenità

Al di là del fatto che Embraco quando ha investito in Italia sapeva benissimo quali erano le condizioni nelle quali veniva a collocarsi resta il dubbio (legittimo) che un altro governo Europeo (La Slovacchia) abbia fatto una offerta a suon di esenzioni fiscali, contributive ed immobiliari per attrarre la multinazionale, facendo leva sui fondi statali che, paradossalmente, sono finanziati anche dall’Italia, beneficiando quel paese delle importanti ed ingenti sovvenzioni degli altri stati membri più ricchi.

Comportamento poco ortodosso che consegna al ministro Calenda una bella gatta da pelare: da una parte la signora Vestager (responsabile dell’Europa alla concorrenza) che dovrebbe tutelarci e dall’altra una concorrenza “in casa” che ben difficilmente può essere combattuta in punta di fioretto, presupponendo prese di posizione (dazi, ritorsioni e blocchi commerciali) che ormai non si confanno più, soprattutto sotto elezioni, al morbido paese delle stivale.

“Io non potrei – ha dichiarato il ministro in una intervista che ho letto – fare una norma che dice che per Embraco il costo del lavoro è un ics più basso, perché sarebbe un aiuto di Stato. Ma penso si possano interpretare i trattati nel senso di dire che in questo specifico caso, cioè di un’azienda che si muove verso la Slovacchia, verso la Polonia, questa normativa può essere derogata. Vedremo quale sarà la risposta della Vestager”.

Fatto sta che ben difficilmente Embraco tornerà sui suoi passi, l’Europa farà “brodetto” e (per l’ennesima volta) ci rimetterà quel paese dove tutto si può fare anziché decidere: contro l’Europa, per esempi o contro gli stati furbetti.

Per questo suona come una ulteriore beffa il business model della multinazionale,un programma chiamato The Evolution project (il progetto di evoluzione), programma che con il fine precipuo di dare “più abilità e flessibilità all’azienda”, consente di “ridurre gli sprechi e ottimizzare i processi di lavoro”.

Non si spiega però come venga fatto: forse alle spalle e rovinando circa 500 famiglie italiane.

Viva sempre e per sempre il tricolore

Luigi Borri