Arrivederci, signor Prefetto: Renato Saccone lascia Siena

Oggi, domenica 28 agosto, il prefetto Renato Saccone lascia Siena per andare a ricoprire l’incarico a Torino. “Mi dicono che ho dato tanto ma ho ricevuto molto di più. Tornerò, non è un addio. Lascio una città positiva”.

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Oggi il suo ultimo giorno a Siena, almeno nelle vesti di prefetto. Renato Saccone lascia la città per andare a ricoprire l’incarico a Torino e il suo saluto al territorio, trasmesso attraverso la stampa, è carico di affetto nei confronti della provincia che lo ha accolto nel 2012.  Potrebbe esere nominato a fine settembre il nuovo prefetto di Siena.

“Credo di aver dato tanto, così mi hanno detto in tanti. Ma ho ricevuto molto di più. Sono stati quattro anni e mezzo, dieci palii, un legame con questa terra molto particolare. La conoscevo da turista, ho usato curiosità e rispetto nell’approcciarmi e questo mi ha fatto stringere amicizia con tante persone, mi ha permesso di rappoortarmi non solo con le istituzioni. Questo mi ha aiutato a lavorare.

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Uno dei miei obiettivi era di essere legato in modo forte a tutta la provincia, non solo alla città. E ci sono riuscito. Adesso vado in una provincia, Torino, con 315 comuni quindi sarà più dura conoscere tutti come qui. L’ultima uscita per me è è stata qualche sera fa, sono andato a vedere il teatro povero di Monticchiello e ho avuto la percezione anche attraverso lo spettacolo di quanto sia forte il senso di comunità in questo territorio. Perché oggi il rischio delle società è di diventare periferie. In un territorio come quello senese, ricco e forte del senso comunitario, dalle Contrade in poi, questo è molto più difficile. Si crea il centro e non la marginalità, questo è fondamentale. Siena va respirata fino in fondo. Poi le priorità te le dà il territorio e a questo va data qualità”.

Eppure, il prefetto Saccone un rimprovero per le Contrade ce l’ha: “Non si fanno conoscere abbastanza. A Firenze, che è a due passi così come in ogni altra parte d’Italia e del mondo, si conosce il Palio ma la realtà, l’importanza vera delle Contrade e delle loro attività, non si conosce”.

Arrivato a Siena in piena crisi economica e di Banca Mps, Saccone oggi ritiene che “I senesi non hanno dilapidato il passato, esiste una forte attenzione su tutto, che aiuta a reggere. Qualcosa è migliorato in questi anni: Università in ripresa, Università per stranieri realtà ben conosciuta e affermata, la grande rinascita del polo musicale – concerti come quelli proposti dalla Chigiana nelle piazze cittadine non si sentono nemmeno nei grandi teatri di New York – e ottimo lavoro lo stanno facendo anche la Rinaldo Franci e il Siena Jazz. Laddove la crisi ha creato possibilità di risposta, si è creata più rete”.

Ma parliamo di sicurezza: quale la situazione a Siena e provincia? “Non si può parlare di isola felice ma solo perché l’isola non esiste. E la felicità è augurabile. Non ci sono mura che possano bloccare fuori il resto del mondo. Del resto, la fortuna di siena è sempre stata l’apertura, non certo la chiusura: basti pensare alla via Francigena. C’è da dire che, nonostante non ci siano più partite di serie A, Siena e la sua provincia sono una fucina di eventi, dal Palio in poi. E che la mia presenza non è mai stata invasiva semplicemente perché c’è una capacità di governo autonoma. Se parliamo di reati, restano alti i numeri dei furti in appartamento e le truffe a danno dei più deboli. Questo ci ha portato a fare un grande lavoro di vicinanza con gli anziani, con le categorie appunto più deboli e c’è sempre stata una grande collaborazione con le forze dell’ordine. Va sottolineato che siamo comunque davanti a un forte decremento dei reati e quelli della provincia di Siena sono i più piccoli rispetto al resto della Toscana.

Importante la coesione sociale e Siena ne conosce il valore. “Basti pensare alla crisi del Monte dei Paschi ma non solo e alle soluzioni trovate che sono le più indolori, grazie alla solidarietà dei dipendenti e ad accordi sindacali insperati”.

La situazione dei profughi “Abbiamo avuto 1900 profughi dal 2014 ad oggi ,in 53 strutture in 29 comuni, di 31 nazionalità. Attualmente ne abbiamo 776,  di 21 nazionalità, 19 donne e 30 minorenni. Abbiamo gestito 250 arrivi, l’impatto col territorio è stato minimo, ad ogni arrivo lavoriamo con Asl Comuni questura e tutte le forze dell’ordine ma mai è apparso qualcosa. Meno si appare, più la squadra funziona. Marginali i pochi episodi problematici che si sono verificati ma l’attenzione rimane alta, guardando al futuro: si guarda alla ricerca di nuovi siti e strutture per mantenere bassa la concentrazione in poche strutture”.

Katiuscia Vaselli