Post Moderno. Un post da decifrare.

AA.VV., Post Moderno. Un post da decifrare, Siena, Becarelli, 2016

Sorto in ambito architettonico, già verso la fine degli anni Sessanta, il Postmoderno si è poi rapidamente diffuso sia in altri ambiti artistici sia in altri campi del sapere. Personalità come Charles Moore e Philip Johnson, Jean-François Lyotard e Jacques Derrida, Julia Kristeva e Gianni Vattimo, Jorge Luis Borges e Paul Auster, Umbero Eco e Antonio Tabucchi, esprimono, ciascuna a modo suo, quelli che costituiscono i tratti caratteristici della cultura di fine millennio, e che possiamo così sintetizzare: fine delle grandi interpretazioni della storia e del mondo, indebolimento del soggetto, idea dell’inconoscibilità del reale, percezione di un eterno presente, sostituzione del linguaggio alle cose, impossibilità delle avanguardie, contaminazione dei generi e degli stili, disimpegno.

Tema scivoloso, oggetto di discussioni e di dibattiti infiniti, a partire dalla spinosa questione relativa alla sua corretta periodizzazione, il Postmoderno è ora al centro anche dell’ultima pubblicazione delle edizioni Becarelli di Siena, terzo volume, in ordine di tempo, della fortunata collana “I Quaderni dello Spinone”. Il libro è formato da sei capitoli, dedicati, rispettivamente, all’Arte, alla Storia, alla Letteratura, alla Filosofia, alla Psicoanalisi e alla Musica. A stenderli sono stati chiamati altrettanti esperti di tali discipline, accomunati dalla pratica dell’insegnamento. In particolare, a Marco Pierini si deve “Less is bore.

Architettura e arti visive all’ingresso dell’epoca postmoderna”, ad Achille Mirizio “Post hoc propter hoc? Storia e sociologia alla ricerca di un futuro post(umo)”, al sottoscritto “Di carta e d’inchiostro. Note sul postmoderno letterario”, a Massimo Marilli “Questione di stile. Moderni, antimoderni e postmoderni. La crisi della ragione: dalla conoscenza al pensiero (debole?)”, ad Andrea Marzi “Il postmoderno sul lettino di Freud. Psicoanalisi e disagio dell’attualità”, a Francesco Galli “Ma la musica dov’è?”. Il brano che segue è tratto dall’introduzione, scritta da Andrea Marzi.

“Affrontare la tematica del postmoderno, su cui appunto sono stati scritti fiumi d’inchiostro, ci ha posto di fronte a due strade ben precise: la prima riguardava una trattazione puntigliosa, approfondita, gravata da indagini tecnico-culturali profonde e specialistiche, certo molto interessanti per noi, ma forse confliggenti con l’altra strada: quella dell’offrire la possibilità di una esposizione dialettica, informativa e anche formativa, nell’intento di non creare un incontro monodirezionale, ma al contrario biunivoco, dove i partecipanti all’evento fossero chiamati ad ascoltare, certamente, ma anche a partecipare con la loro attivazione, dialogando con noi. L’intento è stato quello di offrire, senza altisonanti disquisizioni tra “dotti, medici e sapienti”, come dice una famosa canzone di Bennato (personaggi sempre in prima fila e sempre pronti a non mollare mai l’osso del presenzialismo), un quadro a varie voci, per stimolare il pensiero e, perché no, una maggiore conoscenza e riflessività su questa tematica policroma e decisamente consustanziale alla natura della nostra società planetaria (almeno nel cosiddetto primo mondo, ovvio: nel secondo e soprattutto nel terzo o si comincia appena ora a vivere certe temperature storico-sociali, o ancora non si sa nemmeno bene cosa sia la modernità, figuriamoci la postmodernità). Se noi allora ci chiediamo cosa sia il postmoderno, dobbiamo subito sottolineare che, per una risposta, bisognerà necessariamente attendere la conclusione della lettura dei contributi. Solo allora potremo sperare di aver elementi sufficienti per farsi un’idea un po’ più densa e di spessore”.

AA.VV., Post Moderno. Un post da decifrare, Siena, Becarelli, 2016

Post Moderno. Un post da decifrare, Siena, Becarelli, 2016

 

a cura di Francesco Ricci