Monte dei Paschi, il tribunale del Riesame respinge il maxisequestro a Nomura

banca Mps

Secondo uno degli ultimi lanci Ansa, risalente a ieri sera, sarebbe quasi un macigno quello piombato sui magistrati di Siena, titolari dell’inchiesta sul Monte dei Paschi ai quali il tribunale del riesame ha respinto l’appello contro la mancata convalida da parte del gip Ugo Bellini del sequestro di 1,8 miliardi a Banca Nomura.

Una novità inattesa, arrivata proprio il giorno dopo il rientro da Londra del pm Aldo Natalini che, in rogatoria, ha interrogato funzionari di JP Morgan nell’ambito dell’inchiesta principale, quella sull’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps trovando, secondo quanto appreso, conferme all’ipotesi accusatoria secondo la quale il Fresh da un mld era un vero e proprio “prestito” nei confronti del Monte.

 

Un macigno perchè oltre a respingere l’ipotesi di usura, per la quale sono indagati gli ex vertici di Mps (Giuseppe Mussari, Antonio Vigni, Gianluca Baldassarri) ma anche Sadeq Sayeed, ex executive manager per Europa e Medioriente di Nomura e l’ex responsabile per l’Italia dell’istituto giapponese Raffaele Ricci, i giudici contestano quelli che erano alcuni punti fermi per i pm. Primo fra tutti il tentativo di nascondere il “mandate agreement” (il contratto) tra Nomura e Mps, ufficialmente ritrovato solo nell’ottobre 2012 dal nuovo ad Fabrizio Viola all’interno della cassaforte dell’ex dg Vigni.

 

 

 

In realtà per i giudici del riesame (Stefano Benini, Pierandrea Valchera e Francesco Bagnai) il “mandate” era conosciuto all’interno del Monte da almeno altre tre persone dell’area finanza e persino dalla Banca d’Italia come è chiaro nelle relazioni, scrivono nel provvedimento, “dopo le ispezioni del 27 settembre 2011 e del 9 marzo 2012”.

 

Non solo: l’eventuale perdita per Mps, “minusvalenza latente”, non è valutabile prima della scadenza del contratto stipulato con Nomura, ossia nel 2034, e anzi la ristrutturazione del derivato Alexandria alla fine “è un’operazione vantaggiosa” per Mps se vista nel lungo termine. Certo il deposito di marginazione, versato da Mps a Nomura al 5 aprile 2013 (1.866.314,79) è salito a questa cifra ma solo a causa “del decremento del corso dei titoli di Stato”.

E anche questo, spiega ancora il riesame, rientra “nella prassi bancaria internazionale degli swap e dei Repo, non risulta la previsione di limiti quantitativi, e sono usuali clausole contrattuali di marginazione dei rischi connessi all’operazione su sottostanti, per non parlare della normalità degli scambi sui tassi di interesse, tipica degli asset swap”.

 

Il riesame ricorda poi, in più passaggi, che gli attuali vertici della banca, Alessandro Profumo e l’ad Viola, hanno presentato contro Nomura e Deutsche Bank azione di risarcimento al tribunale di Firenze: l’udienza è fissata per il 16 dicembre, con cifre uguali o simili a quelle presentate dai pm. Mentre l’avvocato Guido Alleva, legale di Nomura, che al riesame si era presentato con una “corposa” memoria di 90 pagine, non nasconde la sua soddisfazione, “ho sempre pensato che fossero misure oggettivamente estreme e inadeguate” nei confronti di rapporti e contratti “tra banche internazionali”, i pm già pensano al ricorso in Cassazione.

 

Certamente la decisione del riesame rallenterà l’inchiesta sul filone dei derivati ma non dovrebbe influenzare la chiusura di quella principale, su Antoveneta, che i magistrati intendono concludere entro il mese di luglio.

 

Fonte: ANSA