Csm, Borri: “Si blocca il cambiamento. Lascio”

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Cambiamenti in arrivo per il Centro sperimentale del mobile e dell’arredamento, a Poggibonsi.

Luigi Borri, presidente per tre mandati della società consortile che è, oggi, il centro servizi più importante della regione per la formazione oltre che per l’innovazione e l’internazionalizzazione, si appresta a lasciare l’incarico e lo fa con una analisi che guarda al futuro partendo dal passato.

Presidente Borri, un lavoro di nove anni che ha fatto crescere in maniera esponenziale l’attività del Csm…

“Dal 2006 ad oggi, il Csm ha attivato sul territorio valdelsano quasi i volumi della Fondazione Monte dei Paschi: quest’ultima con l’erogazione di contributi, il Centro catalizzando investimenti pari a 70 milioni di euro. Un’attività che ho fortemente voluto diversificare negli anni della mia presidenza per l’associazione consortile che è nata nel 1982 per fornire all’imprenditoria un supporto in termini di ricerca, promozione e formazione professionale. Il primo cambiamento di pelle è stato quello di allargarsi a tutti i settori strategici della Toscana, non solo all’arredamento. Mi riferisco al settore del camper, per esempio. O alla nautica e al sistema degli interni, anche. Il secondo cambiamento di pelle lo avevo pensato con una visione prospettica: quando mi sono reso conto che le associazioni di categoria o la pubblica amministrazione, per via di tagli indiscriminati non potevano seguire il percorso di crescita – in termini di numeri e di idee – per dare nuovi servizi alle aziende, ho proposto di far entrare all’interno del Csm le aziende più rappresentative e più importanti del territorio. Queste realtà sono state contattate e tutte hanno dato il proprio assenso, perché nessuna di loro ha, di fatto, un centro o una funzione che si occupa di attrarre fondi pubblici e investimenti finanziati. Questo processo è stato bloccato e ciò mi impedisce di poter anche pensare di proseguire nella mia missione. Oggi, comunque, lascio il Csm con un patrimonio pari a 350 mila euro”.

I numeri parlano da soli. Ma ancora una volta, allora, non si è in grado di valorizzare questo territorio così ricco di risorse…

“Nonostante l’insistenza delle aziende più grandi e delle istituzioni a rimanere, non ho dato la mia disponibilità perché non accetto che si blocchi questo percorso di rinnovamento con l’apertura del capitale ad aziende private più rappresentative, con la sola motivazione, poi, di favorire posizioni politiche di rendita. Chi non sposa i vantaggi delle aziende non sposa neppure me, che ho portato avanti queste idee quindi non ha senso che io rimanga. Si parla del niente, solo di una volontà di mantenere uno status quo funzionale solo a creare un poltronificio”.

Quindi mi dà ragione. Le cose stanno prendendo quella piega…

“Il rinnovamento iniziato anche con l’appoggio di un’amministrazione comunale lungimirante, si è arenato su posizioni di rendita e non di prospettiva. Ritengo quindi che tra qualche anno, stante così la situazione, chi prenderà il mio posto molto probabilmente si troverà a governare sul nulla più assoluto. Il CdA si era espresso in maniera favorevole, il comune aveva già appoggiato l’idea a suo tempo ma poi è successo qualcosa a livello associativo che non comprendo e che, onestamente, non mi interessa comprendere. Quando non si parla più di imprese ma di altro, la faccenda non mi riguarda più”.

Chi fa parte del CdA del Centro sperimentale?

“Comune di Poggibonsi, Confindustria, Cna, Confartigianato, Api”.

Il tema è quanto mai attuale: riguardo ai tagli anche sui compensi degli amministratori, ritiene che possa esserci disinteresse ad assumersi incarichi?

“Se la questione dovesse riguardare il CdA uscente, no. Abbiamo sempre lavorato con un compenso complessivo (dieci consiglieri) di 9mila euro l’anno lordi. Eppure gli associati Csm hanno sempre tratto vantaggio da un’attività di formazione, innovazione e internazionalizzazione proposta con serietà e competenza dal gruppo di lavoro”.

Presidente, cosa pensa del futuro del Centro sperimentale?

“In qualche modo l’ho già detto prima. Ritengo opportuno che esso non venga distratto con improbabili fusioni tese a recuperare situazioni fortemente compromesse di altri centri servizi o enti. Questa non sarebbe la mission di una società che ha solo fatto del bene al territorio e non farebbe l’interesse delle imprese per cui invece è nata”.

Katiuscia Vaselli