La novità arriva con il Parlamento e i mini Bot, non dalle letterine con l’UE

Appena assolte le votazioni europee, è arrivata puntuale la letterina dell’UE al nostro Paese.

Inutile dire quali siano i rilievi, dal momento che sono sempre gli stessi e che ruotano tutti intorno al rapporto italiano debito pubblico/Pil, ritenuto insostenibile e ulteriormente a rischio viste le basse prospettive di crescita economica. 

Di lettera in lettera, l’Italia ha risposto a colpi di stime e decimali per ribadire che il bilancio pubblico del 2020 sarà conforme al Patto di Stabilità e Crescita e, a questo punto, si va al giudizio finale.

A fare da cornice lo spettro dello spread e, dietro l’angolo, l’eventuale impatto negativo sul sistema bancario.

Quindi di nuovo non c’è nulla, salvo che nel frattempo un evento, in particolare, ha ribadito che, se vogliamo accendere qualche luce, occorre passare dalla politica fiscale.

Martedì 28 maggio è stata approvata all’unanimità in Camera dei Deputati la mozione sull’emissione di Titoli di Stato di piccolo taglio da utilizzare per il pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni. Sono debiti nei confronti delle imprese (dove dietro ci sono le famiglie), quindi, ciò vuol dire che chiunque sarà in possesso di questi titoli potrà utilizzarli per assolvere gli obblighi fiscali verso lo Stato. Stiamo parlando dei mini bot del famoso contratto di Governo.

Poiché potremmo chiederci: Ma se lo Stato cartolarizza i propri debiti perché non emette euro per pagarli? 

Il punto sottile della questione è che per emettere moneta dobbiamo avere sovranità monetaria e non l’abbiamo, in quanto è stata ceduta alla BCE. Mentre, se quel pezzo di carta, il mini bot equivale a un credito fiscale cedibile a terzi, può essere scambiato all’interno dell’Italia, ma non bisogna chiedere il permesso all’UE per emetterlo. Tuttavia, su questo punto saliente, si solleva l’art. 128 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea che, esplicitamente, riconosce solo alla BCE il potere di emissione di valuta a corso forzoso, quindi di valuta obbligatoriamente accettabile da tutti come mezzo di pagamento. Attenzione, però, i mini bot non sono valuta a corso forzoso, ma vengono accettati volontariamente.

Al di là della sintesi politica che vede chi aveva votato, pur avendo una nota posizione contraria in merito, fare marcia indietro chiarendo l’errore, abbiamo l’occasione per riflettere sul fatto che quando lo Stato accetta per il pagamento delle tasse una valuta, permette ai cittadini di onorare gli obblighi fiscali, rendendo quella valuta una moneta accettabile da chiunque perché chiunque la può utilizzare per pagare le tasse. Voglio dire che se lo Stato accettasse i mini bot per il pagamento delle tasse nessuno si rifiuterebbe di riceverli e di scambiarli, anche se non sono garantiti né con altre valute, né con metalli preziosi, né con leggi apposite, perché è lo Stato che li garantisce a priori accettandoli, come qualsiasi altra valuta. 

Secondo la teoria economica MMT, sono le tasse che guidano la moneta perché lo Stato sovrano ha l’autorità di imporre e riscuotere le tasse nella sua valuta e questo fa in modo che la valuta nazionale venga accettata da tutti nei pagamenti anche diversi dalle tasse, circolando.

In conclusione, se si ammettesse una valuta parallela, di fatto si creerebbe una sorta di indipendenza nella politica fiscale.  E in diversi pensano che potrebbe essere una mossa indiretta per salutare Bruxelles.

Maria Luisa Visione