Corsi (ChiantiBanca): “Con il lean thinking possiamo fare senza sprecare”

Il vice presidente vicario di ChiantiBanca Claudio Corsi presenta l’appuntamento di domani all’auditorium di Fontebecci.

ChiantiBanca propone modelli gestionali innovativi per la gestione razionale delle risorse in un periodo di crisi. Per ripensare le modalità di gestione dell’azienda, così da rispondere in modo efficace e tempestivo alle sollecitazioni del mercato, serve l’innovazione. Una delle strade è il “Lean Thinking”, basato sostanzialmente sulla filosofia del “fare di più con meno”.

Tale metodo può essere applicato a ogni tipo di azienda di prodotti e servizi, a prescindere dal settore di interesse o dalla dimensione. Per favorire le realtà economiche del territorio, fornendo la conoscenza di questo nuovo strumento, dunque, ChiantiBanca ospiterà nel proprio auditorium di Fontebecci un workshop gratuito dedicato, appunto, al tema dell’innovazione e della competitività attraverso l’efficienza organizzativa. L’appuntamento è per domani, giovedì 24 novembre dalle 14.30.

Il vice presidente vicario dell’istituto bancario Claudio Corsi ci illustra l’argomento al centro dell’incontro all’auditorium

Che cos’è il lean thinking?
«Significa cercare l’efficienza in un ambito organizzativo di qualsiasi tipologia. Vuol dire, quindi, provare a ottenere risultati risparmiando il più possibile le risorse inserite nel processo produttivo di un bene o di un servizio».

Secondo lei questa modalità gestionale è necessaria sul nostro territorio?
«Ce lo ha insegnato Adam Smith a risparmiare per ottenere risultati migliori, in economia questo modo di pensare è valido da sempre. Non è, perciò, una questione di territorialità specifica. Al massimo potremmo dire che è un principio utile a livello nazionale ed europeo. Il lean thinking può essere positivo anche nell’ambito della gestione delle risorse ambientali. E’ un modo di pensare che può migliorare qualsiasi attività umana, perché limita lo spreco».

Quale sarà il ruolo di ChiantiBanca sul territorio senese?
«Quello che sempre è stato, non cambierà niente. La banca è cresciuta assieme al territorio, quindi c’è una piena riconoscenza di ciò che mutualmente è stato condiviso nel tempo. Continuerà a essere così. Un istituto come il nostro non può essere legato a quelli che sono i vincoli della territorialità e della complementarietà accessoria in campo economico, è inevitabile. Quella che è importante è la formula che viene portata avanti: attingere alle risorse del territorio per reinserirle nello stesso, con un’attività d’intermediazione che sia sposata all’efficientamento dell’allocazione delle disponibilità. Questo implica anche una certa capacità di selezione degli investimenti. Sotto questo profilo l’aspetto consulenziale oggi è fondamentale. Noi vogliamo fare l’attività di intermediazione in maniera corretta, cercando di efficientare al massimo quelli che sono i ritorni. Tutto ciò che rimane all’interno del territorio viene reinvestito non soltanto in termini di investimenti o di concessioni di credito, ma anche come liberalità di contributi attraverso la Fondazione ChiantiBanca».