Come migliorare l’offerta di credito? Le forme di finanziamento complementari al leasing e al factoring

Il leasing come segnale di ripresa degli investimenti

 

Le difficoltà di accesso al credito per le imprese favoriscono la diffusione di forme di finanziamento alternative, ma per risolvere la questione dello sviluppo le banche debbono fare il proprio dovere…

L’attuale situazione delle imprese, soprattutto delle PMI, continua a essere caratterizzata da una difficoltà di accesso al credito, nonostante sia ormai giunta l’alba della fase finale del credit crunch. Nell’ultimo anno si è riscontrato un decremento del 5,68% dello stock di finanziamenti alle imprese e un calo dei finanziamenti a breve e lungo termine, con un conseguente aumento del 1,92% di quelli medi (grazie anche ad un aumento dei prestiti alle famiglie). Valori questi certamente migliori se paragonati ai 31 miliardi di finanziamenti in meno erogati dalle banche tra il 2010 e il 2016, ossia durante la fase centrale del credit crunch.

Gli istituti di credito sono riusciti a superare, chi più e chi meno, la crisi del 2008 e a riottenere pertanto liquidità da immettere nel sistema. I parametri richiesti per concedere credito alle PMI però continuano a essere molto restringenti. Ecco quindi che il sistema si è scoperto essere meno bancocentrico, grazie allo sviluppo sempre più accentuato di forme di investimento come il leasing, il quale fa da principe quando si parla di investimenti produttivi, e di forme a esso complementare come la FinTech. In particolare, la tecnofinanza, o tecnologia finanziaria (in inglese Financial Technology o FinTech), ossia l’applicazione dell’innovazioni tecnologiche in ambito finanziario, apre le porte a una serie di nuove soluzioni che abbracciano tutti i settori dell’intermediazione bancaria e finanziaria: dal credito (crowd-funding e social lending), ai servizi di pagamento, dalle valute virtuali ai servizi di consulenza. Tra queste nuove realtà che si sono affacciate e consolidate sul nostro territorio spiccano Lendix e Workinvoice.

Lendix è una piattaforma peer-to-peer lending, nata in Francia nel 2014 e subito diventata leader del settore. Dal 2017 si è espansa nel territorio italiano dove il mercato del social lending, essendo ancora in via di sviluppo, ne ha favorito l’inserimento, l’accrescimento e il consolidamento come quinta società di crowd-lending del Bel Paese. Lendix consente agli investitori privati di finanziare le PMI selezionando i progetti in cui investire, impiegando da un minimo di 20€ a un massimo di 2000€ per ciascun progetto. I tassi d’interesse vanno dal 4% al 9,9% e le tempistiche sono molto brevi: in media occorre meno di una settimana per fornire un finanziamento. Le piattaforme di crow-lending hanno visto una crescita degli investimenti del 30% rispetto al primo semestre del 2016. In particolare, i finanziamenti avvenuti tramite Lendix nel 2017 si assestano intorno ai 9.8 milioni.

Workinvoice è una piattaforma online per la compravendita di crediti commerciali, in cui le aziende, in particolar modo le PMI, possono vendere le proprie fatture pro soluto ricevendo liquidità immediata. Gli investitori possono così acquistare tali fatture mirando a un rendimento più vantaggioso. La società nata in Italia da pochi anni è riuscita a sfruttare il nuovo trend di mercato, caratterizzato dalle difficoltà di accesso al credito in cui incorrono le imprese e dalla necessità di queste di ottenere liquidità. Un tale scenario ha consentito a Workinvoice di raggiungere importanti volumi di affari e di divenire il primo mercato online per l’anticipo del credito commerciale: a oggi infatti il valore delle fatture anticipate si aggira attorno a 123 milioni. Workinvoice inoltre presenta un indubbio vantaggio. Questo strumento infatti, a differenza del factoring, non impone alcun obbligo o vincolo di vendita dell’intero fatturato annuo emesso verso un singolo cliente e il seller può decidere sempre quale fatture vendere, quale anticipare con un ente finanziario e quali non vendere.

E’ proprio in questo contesto che al giorno d’oggi si sta sempre più affermando la figura di quello che si può chiamare il Consulente del Credito, ossia un professionista che ha le competenze e le professionalità non solo per supportare le imprese nel dialogo con il loro socio più importante, ossia la Banca, ma anche per avvicinare gli imprenditori a queste nuove soluzioni determinate dall’applicazione dell’innovazioni tecnologiche in ambito finanziario.

E’ importante sottolineare però che questi strumenti di finanza alternativa non si configurano come fonti sostitutive del credito bancario, bensì come elementi complementari. Il ricorso a capitali di terzi è una prassi consolidata nelle imprese di maggiori dimensioni (emissioni obbligazionarie, private equity, apertura del capitale di rischio sui mercati azionari ecc.) ma la quasi totalità delle piccole e medie imprese è ancora strettamente dipendente dal credito bancario che fortunatamente ha mostrato segni di ripresa, specialmente per i prodotti di Leasing (%) e factoring.  

Il leasing accompagna in modo intelligente gli investimenti produttivi riducendo al “minimo” la percentuale di equity richiesta all’imprenditore. Gli investimenti materiali e immateriali sono quelli che garantiscono la sopravvivenza e lo sviluppo delle aziende in un mondo sempre più globalizzato e competitivo. Il leasing poi per la sua tecnicalità rappresenta uno strumento di finanziamento che mitiga sostanzialmente il rischio per la banca o la finanziaria che lo eroga. Non vogliamo ritornare qui sulle percentuali solidificate nel tempo che riportano le percentuali di NPL nel leasing rispetto al credito ordinario a medio lungo termine (la motivazione sta solo nella professionalità e nella lungimiranza operativa di chi propone e delibera gli impieghi del “sistema” e qui è meglio stendere un “pietoso velo”). Quindi il leasing come il factoring si presenta crescente ed in controtendenza negli ultimi tre anni con percentuali importanti che hanno mitigato in parte il credit crunch come del resto i finanziamenti alternativi dei quali abbiamo parlato in precedenza. Domanda e offerta di leasing sono quindi da assecondare e valorizzare con intelligenza operativa a tutti i livelli.

Il factoring è cresciuto e cresce ancora come elemento che produce liquidità alle aziende soprattutto in espansione (unico limite è la struttura ed il fatturato minimo che non favoriscono le imprese di più modeste dimensioni). Crediamo concludendo che la cultura del factoring deve crescere ancora nella mentalità di banche e imprese (compreso quelle del debitore ceduto) perché questa tecnicalità oltretutto mitiga il rischio di credito e favorisce lo sviluppo del fatturato delle imprese e quindi anche la competitività del nostro “sistema-paese” nel contesto internazionale.

Oggi, nonostante la ripresa delle banche dalla crisi, il leasing in primis, come strumento finanziario ormai consolidato, e le forme ad esso complementari stanno acquistando un’importanza sempre maggiore: queste formule infatti riescono ad andare in contro a quelle necessità a cui il sistema bancario non vuole o non può far fronte, coprendo a 360 gradi le esigenze del mercato finanziario.

In questo mercato che evolve riteniamo che ogni operatore debba fare la sua parte, fino in fondo, privilegiando l’efficacia professionale di chi è convinto che il credito alle imprese non è solo un business importante, ma risponde anche alla necessità di essere funzionale alla fondamentale crescita di produttività per rilanciare l’intero “sistema-paese”. Questa, concludendo è la stagione delle responsabilità che non può e non deve essere delegata ad “altri”.

A cura del Dott. Gianfranco Antognoli con la collaborazione del Dott. Fernando Cruz e del Dott. Andrea Giusti