Avanti al Risparmiometro e il Redditometro va in soffitta

La gestione del conto economico diventa sempre di più un elemento centrale per il risparmiatore italiano, anche di fronte alla necessità di doversi difendere, davanti al Fisco, per anomalie riscontrate sul suo tenore di vita effettivo.

In realtà, il punto di vista era già presente da parte dell’Agenzia delle Entrate, nell’algoritmo del Redditometro. La differenza è che prima si partiva dal ritmo di spesa per confrontare la congruità del reddito dichiarato con le effettive uscite di consumo sostenuto. Oggi, invece, l’angolazione del Risparmiometro è quella delle fonti di entrata, che sopravvivendo alle uscite, generano risparmio.

Facciamo un esempio. Il campanello di allarme con il Redditometro si originava se, a fronte di un basso reddito dichiarato, il contribuente acquistava beni di lusso costosi (tuttavia nella lista diverse spese potevano far scattare il controllo fiscale) e, per evitarlo, l’unico modo rimaneva lo scontrino non tracciato pagato in contanti. Il Risparmiometro interviene sui risparmi; se sul conto corrente non si spende e si accumula lo stipendio accreditato, potrebbe significare che le spese sono state sostenute tramite altre fonti, per esempio entrate a nero.

In sostanza, il nuovo algoritmo non si rivolge solo ai contribuenti più ricchi rintracciati attraverso spese facoltose, ma a tutte le persone fisiche intestatarie di rapporti finanziari in euro e a rapporti a loro riconducibili. Quindi, un lavoratore saltuario, o part-time, se tira la cinghia per mettersi un po’ di soldi da parte onde permettersi un corso di inglese necessario per avere l’opportunità di un lavoro migliore, utilizzando paghette di genitori e familiari per spendere, accumulerà risparmio anomalo. Dal punto di vista fiscale non ha prova documentale dei denari ricevuti in contanti e dovrà dimostrare, con un preventivo contraddittorio con il Fisco, i motivi del rischio fiscale rilevato rispetto al reddito dichiarato.

Per completezza ricordiamo che con il DL 78/2010 si introduce l’accertamento sintetico su “spese di qualsiasi genere sostenute nel corso del periodo d’imposta”, dando rilievo al nucleo familiare e all’ambito territoriale, legittimando l’accertamento quando il reddito dichiarato dal contribuente si discosti, anche solo per un anno, del 20% rispetto a quello accertato tramite il “redditometro” o la “spesa patrimoniale”.

Il Risparmiometro controllerà tutto per pervenire al risparmio generato, non solo il conto corrente: conti deposito titoli e/o obbligazioni, conti deposito a risparmio libero o vincolato, rapporti fiduciari, gestioni collettive e patrimoniali, certificati di deposito e buoni fruttiferi, conto terzi individuale e globale, carte di credito, prodotti finanziari emessi dalle assicurazioni, acquisti e vendite di oro e metalli preziosi.

Il contribuente aveva con il Redditometro, il Redditest, un software nel quale inserire le voci di spesa tra 100 disponibili e, in tempo reale, con semaforo verde o rosso, ricevere risposta della congruità sul reddito dichiarato.

Per essere consapevole oggi, il riferimento diventa la giacenza media del conto corrente da comparare con il reddito dichiarato. Risparmiometro calcolerà l’entità di spesa che una famiglia di riferimento dello stesso tenore di vita e fascia di reddito, può sostenere, determinando il risparmio potenziale come parametro di congruità.

C’era una volta il reddito, o Redditometro.

Maria Luisa Visione