Alle origini del sistema bancario

L’utilità del contatore del debito pubblico

Nell’antichità depositare i propri denari in un luogo sicuro e ricorrere ad altri, per prestiti, era usanza diffusa. Si narra che, alcuni millenni prima di Cristo, Sumeri e Babilonesi facessero custodire nel tempio i loro averi dai sacerdoti.

Con la nascita della moneta nacquero anche i primi veri commercianti di denaro: i trapeziti, che raccoglievano dalla collettività tasse e tributi per poi erogare prestiti e gli argentari, simili ai banchieri moderni, che praticavano il servizio di deposito di somme altrui e la permuta di moneta straniera con quella romana, a fronte di un piccolo aggio.

Non è unanime la convinzione che la nascita della banca derivi dall’evoluzione del prestito ad usura praticato dagli ebrei nel Medioevo; sembra piuttosto che i primi passi del sistema bancario siano da rintracciare nei banchi dei cambiavalute genovesi, fiorentini e veneziani. Il banco poteva pagare i creditori attraverso operazioni contabili che consentivano il trasferimento di denaro da un conto all’altro e il mercante poteva vedersi accreditare somme dovute da altri mercanti. Non era necessario portare con sé contanti o preziosi; grazie alla lettera di credito, i banchieri diventavano garanti dei pagamenti e si impegnavano a pagare denaro per conto di chi aveva depositato le somme. Il successo di questa attività fece arricchire famiglie di banchieri, finanziare guerre e sovrani, proliferare banche private, ma non mancarono crolli e momenti di crisi.

Alla fine del XVI secolo si fece strada l’idea di istituire banche pubbliche, controllate dallo Stato.

La storia continua e passa, per noi, dall’istituzione della Banca d’Italia, sorta nel 1893 e riconosciuta nel 1926 unico istituto pubblico autorizzato all’emissione di banconote e alla vigilanza sulle altre banche, fino ad arrivare alla legge bancaria del 1936, che sancisce la netta distinzione tra aziende di credito di breve termine e istituti di credito speciale di medio-lungo termine, per separare l’attività di credito, da quella di investimento. L’importanza strategica della funzione del credito viene rimarcata nella Costituzione del ’48.

Successivamente, nel 1993 il Testo Unico Bancario recepisce le direttive comunitarie, allargando l’ambito dell’attività bancaria tipica –  raccolta del risparmio e esercizio del credito –  a numerose altre attività, come l’intermediazione mobiliare e l’assunzione di partecipazioni.

Naturalmente ho semplificato molto nel ripercorrere le origini delle banche. La storia più recente è nelle cronache di tutti i giorni e racconta interventi normativi di livello europeo nella direzione della solvibilità e della liquidità, a cui bisogna uniformarsi. I tempi gloriosi di sviluppo del commercio e delle industrie legati all’idea semplice, basata sulla fiducia, di custodire il denaro, raccogliendolo, e di prestarlo, senza necessità di farlo circolare materialmente con il pericolo di ruberie, sono un ricordo.

La storia continuerà, come il dibattito tra l’intervento dello Stato e il libero mercato. Tra qualche anno l’entità banca sarà ancora un’entità diversa da quella di oggi.

Tuttavia, a me piace immaginare e ricordare un mercante toscano che riceve fiorini e consegna una “nota di banco”, per poi, “girarla” ad un collega fiammingo, come pagamento al posto dell’oro.

Prima ancora del prestito. Prima ancora della creazione di moneta.

Ricordare la fama della sua affidabilità e la robustezza del suo forziere.

Maria Luisa Visione