Vicolo di Tone: i Marescotti e la leggenda di Montaperti

Scendendo via di Città, a destra dell’attuale palazzo Chigi Saracini, sede dell’Accademia Musicale Chigiana, si apre il Vicolo di Tone. Questo Vicolo, seguendo un percorso tortuoso, va a ricongiungersi alla sottostante via del Casato incrociando l’attuale vicolo dei Percennesi che, secondo il Lusini, costituisce il tratto rimanente dell’antica via romana conosciuta con il nome di Tascheto. La strada di Tascheto, dice Lusini, correva parallela a via di Galgaria e univa Castelvecchio con il palazzo di Mattasala Lambertini, nel chiasso del Bargello.
Il Vicolo prende il nome da Guido o Guittone Marescotto dei Marescotti, detto appunto Tone, che per primo iniziò la costruzione del palazzo accanto al quale si apre il vicolo stesso.
L’importanza rivestita nel corso del XIII secolo dall’edificio voluto da Guido Marescotti, la cui torre da cui ebbe origine l’intera costruzione è visibile ancora oggi, è ben simboleggiato da una cronaca che narra le gesta di Montaperti: “Quando il sole tramontò, salì un tamburino su uno delle torri di Mariscotti, da dove si godeva lo scenario su tutta la nostra gente e la gente del campo fiorentino…la maggioranza della gente al piede della torre, era inginocchiata e prega Dio e la Santa Madre di Dio, la Vergine Maria, per ottenere la forza e la resistenza contro questi maledetti cani, nostri nemici fiorentini“. La tradizione vuole che il tamburino fosse Cecco Ceccolini che il 4 settembre 1260 urlava alle donne senesi l’evolversi della battaglia.
La cronaca, anche se è solo una leggenda, pone l’accento non solo sul ruolo strategico che aveva l’edificio nella Via di Galgaria, ma anche sull’influenza della Famiglia Marescotti stessa. L’edificio restò di proprietà dei Marescotti fino al XVI secolo passando prima nelle mani della famiglia Piccolomini Mandoli e, successivamente, ai Saracini dei quali porta ancora il nome.

di Maura Martellucci e Roberto Cresti