Vicolo del Contradino: ricorda la Spadaforte?

E’ incerta la storia del vicolo del Contradino: un’ipotesi è che il suo nome testimoni il tentativo fallito della Spadaforte di creare una vera e propria contrada.

Il vicolo del Contradino, che in passato aveva una fisionomia abbastanza diversa dall’attuale, ridotto com’è ad un brevissimo ed insignificante tratto di strada che unisce il vicolo della Fortuna con via Salicotto. Lo stradario del 1789, invece, informa che allora la via iniziava sulla sinistra della piazzetta di San Giusto per sfociare in Salicotto. Si potrebbe pensare, ma in modo davvero azzardato e senza il minimo indizio a supporto, il “contradino”, sia un riferimento alla Spadaforte, oggi inserita tra le sei contrade superficialmente definite come soppresse, ma in verità l’unica, tra queste, di cui sia documentato quantomeno il tentativo di affrancarsi dalla Torre e formare un rione a sé stante.

13435530_484879571709891_9031951561574308769_n
Secondo una consolidata tradizione la contrada di Spadaforte, dopo anni di silenzio, si sia segnata per partecipare al Palio del luglio 1693. Rappresentanti erano il camarlengo Alessandro Pavolini, l’alfiere Antonio Razzonelli e Lorenzo Mechini, quest’ultimo camarlengo della “chiesa di San Giusto della detta contrada dell’Arte dei battilana; la scelta d’iscriversi era così motivata: volendo gl’habitatori di detta contrada far correre anch’essi al detto Palio”. L’improvvisa iscrizione sollevò un vespaio di polemiche tra le altre consorelle, che certo non vedevano di buon occhio la formazione di una nuova contrada, o di una vecchia che ritornava alla ribalta; il 29 giugno i rappresentanti della Spadaforte dichiararono alla Biccherna di recedere dalla corsa, avendo “presentito qualche opposizione […] da altre contrade, con supposto che detta lor contrada non sia tale”, ma riservandosi il diritto a difendere le proprie ragioni e la possibilità di iscriversi a futuri Palii.

La Biccherna assegnò quattro mesi alla contrada per dimostrare il proprio diritto a partecipare alle pubbliche feste, ma non risulta che sia mai stato risposto né che la Spadaforte abbia ritentato sortite del genere; probabilmente le minacce ricevute da Contrade più grandi furono piuttosto convincenti. Il piccolo nucleo rionale raccolto attorno alla chiesa di San Giusto, quindi, tentò di affrancarsi dalla Torre, e forse già in precedenza aveva provato a disgregare dall’interno la popolosa contrada del Lionfante. Che sia stata proprio la Torre ad opporsi fermamente alla costituzione della Spadaforte, è provato da documentazione del 1718: ne contestò l’iscrizione “con la ragione che, essendo stata per lungo tempo Contrada derelitta, s’intendeva incorporata con quella della Torre”.

13406947_484879531709895_4738879729529445374_n

Ma ciò che a noi interessa in questa sede, è dimostrare che gli abitanti delle strade poste nei pressi della chiesa di San Giusto abbiano tentato di formare una contrada autonoma dalla Torre e che in qualche modo sentissero di appartenere ad un’altra; il cui territorio di competenza, seppur solo virtuale non essendo concretamente riuscita a svincolarsi dalla Torre, é abbastanza dissimile da quello dell’omonima compagnia: il gruppo di case attorno alla chiesa di San Giusto, tra cui, presumibilmente, anche il vicolo del Contradino. Diminutivo che potrebbe essere rimasto a testimoniare il fallito tentativo di creare una vera e propria contrada, riuscendo a formarne solo una in miniatura, abbastanza ostile alla Torre ma mai così forte da svincolarsene. Un’ipotesi affascinante, ma non certo provata.

Maura Martellucci

Roberto Cresti