Via del Romitorio: una strada “solitaria”

L’origine del nome della via è incerta. C’è chi dice sia dovuta a un affresco di Francesco Vanni, chi pensa che vi abitassero i romiti o le romite o chi propone l’ipotesi che sia solo “un luogo solitario”.

Via del Romitorio inizia dal “tortuoso percorso” del vicolo di Malizia, davanti alla chiesa di Fontegiusta per arrivare, in ripida salita, e dopo aver attraversato un ampio sottopasso che sorregge un giardino pensile, fino a via dei Gazzani.

Via del Romitorio dagli anni Settanta del XIX° secolo rimase chiusa a lungo, insieme ad altre strade, perché “deturpano l’aspetto della città e nuocciono alla salute del cittadino con le loro pestifere esalazioni”, come si legge nell’ordinanza comunale che ne dispose la chiusura.

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La spiegazione etimologica del nome è controversa: una prima congettura vuole che lunga la strada ci fosse un affresco murale opera di Francesco Vanni raffigurante un romitorio; l’ipotesi, però, appare debole: di questa pittura, infatti, non c’è alcuna traccia, senza contare che dagli scritti biografici riguardanti l’artista senese non risulta un lavoro del genere. Più probabile che in antico vi abitassero dei romiti o, forse, le romite, anche se l’unica fonte che parli della loro presenza a Siena nel medioevo, le “Memorie” di Girolamo Macchi, non sono troppo attendibili e, comunque, egli afferma che nel 1326 il Comune “rivestì tutti li romiti che stavano vicini alla città”, ponendo tra Camollia e Campansi una parte di questi.

 

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Non è da sottovalutare, inoltre, il fatto che il sostantivo “romitorio” in senso figurato indica un “luogo molto solitario” e la via in questione dovette essere sempre piuttosto appartata; anche nella pianta del Vanni la vediamo scorrere tra gli alberi senza alcun edificio intorno, ad eccezione del cosiddetto arco Chigi sopra cui, ancora oggi, si trova il giardino pensile del palazzo Chigi-Benedetti. Gli stessi lavori di spianamento e raddrizzamento della strada, previsti dal Costituto del 1309-10, e che certamente l’avrebbero resa più fruibile, furono sospesi nel 1319 su richiesta dei rettori delle parrocchie di Santo Stefano, San Vincenzo e la Magione, in quanto la loro esecuzione avrebbe comportato la demolizione di una serie di fabbricati di proprietà delle chiese.

Maura Martellucci
Roberto Cresti