Spunti di racconto dentro la galleria del Palio

Per Guiggiani fondamentale sarebbe cogliere di sorpresa i visitatori.

E dunque la prima mossa è stata quella di liberarsi dal dibattito fra “museo” e “centro di documentazione” e di lanciare un’idea inedita, quella della Galleria del PalioSinceramente non so se mai verrà realizzata, però bisogna dire che le linee guida redatte dal Comitato scientifico sono un’ottima base di partenza, hanno un approccio corretto, anche se con qualche passaggio – forse inevitabile – in cui ci si nasconde dietro a belle parole, che però fumogene sono e fumogene restano.

Perché è chiaro che ognuno vede la Galleria del Palio a modo suo e quindi legge le linee guida nel modo che sente più congeniale. A suo tempo, anche su Sienanews, avevo suggerito che il Museo del Palio dovesse essere impostato come una puntata di Superquark, ovvero rigoroso nei contenuti, ma divulgativo e con momenti di spettacolo che dessero emozioni forte ai visitatori. E dunque quando leggo “uno spazio che sia al contempo espositivo ed interattivo, didattico ma anche capace di suscitare accesi sentimenti, grazie anche alle tecnologie oggi disponibili, rivolto sia agli studiosi che ai semplici curiosi” ho la sensazione che anche il Comitato scientifico la pensi come me.

Ma gli autori potrebbero invece aver scritto queste parole con tutt’altra intenzione. Nel dubbio ho già mandato il mio articolo di allora alla casella di posta elettronica galleriapalio@comune.siena.it come contributo di idee al Comitato ed invito tutti a farlo entro il termine fissato del 15 ottobre.

Giustamente la Galleria del Palio deve essere una cosa completamente diversa da un Museo della Contrada, e se vogliamo evitare che abbia un taglio troppo “difficile”, è necessario pensare ad un percorso fatto delle cose che ognuno di noi senesi racconta quando deve spiegare il Palio a persone che vengono da fuori.

Io, ad esempio, uso la tecnica di cogliere di sorpresa le persone, perché credo che così quel concetto rimarrà meglio impresso in mente. E quindi dico che il Palio non è una corsa agonistica in cui arriva primo il più veloce; che vincere il Palio non comporta premi ma anzi costa tanti soldi; che c’era il fantino che vinceva sempre (Aceto) e quello che non vinceva mai ma guadagnava più di tutti (Lazzaro); che nel 1954 un cavallo, Gaudenzia, vinse due palii con un fantino (Vittorino) ed un palio “contro” quel fantino; che non si potrà mai stabilire con esattezza se una contrada è stata superata di forza o ha tenuto il cavallo; che il Palio è così bello, appassionante, coinvolgente che i senesi ne vollero fare due (dopo il 2 luglio, “inventarono” anche quello del 16 agosto) ma anche così seria che per farne un terzo, lo “straordinario”, ci vuole un motivo veramente valido; che se nasci nel territorio di una contrada, a quella appartieni, anche se la tua famiglia è della contrada rivale.

E da ognuno di questi punti di partenza iniziare un racconto che si snodi all’interno della Galleria del Palio.

Roberto Guiggiani