Tartufo toscano protagonista a San Giovanni d’Asso

Il tartufo è un bene prezioso, difficile da trovare ma facile da amare. San Giovanni d’Asso ne è una delle capitali indiscusse. Per questo nella cittadina delle Crete Senesi sabato 12 marzo partirà la XIV edizione della Festa del Tartufo Marzuolo. Due giorni dedicati al prelibato fungo ipogeo con punti vendita, stand gastronomici, degustazioni, visite guidate per scoprire tutti gli abbinamenti golosi con gli altri prodotti tipici delle Terre di Siena.

Ad aprire la due giorni dedicata al marzuolo, sarà un importante convegno dal tema “Tartuficoltura e sviluppo rurale” a cura della Regione Toscana con l’associazione Tartufai Senesi, l’Accademia dei Georgofili e il Comune di San Giovanni d’Asso, al quale parteciperanno l’Assessore regionale all’Agricoltura, Marco Remaschi, il sindaco Fabio Braconi oltre ad esperti delle università di Firenze, Pisa, Perugia e Rieti.

Alle ore 9,30 di sabato 12 marzo, nella sala del Camino all’interno del Castello di San Giovanni d’Asso, si ritrovano, in pratica, gli stati generali del tartufo toscano per gettare le basi di una profonda innovazione di tutto il settore con l’obiettivo di salvaguardare le produzioni toscane attraverso l’ottenimento di una Dop o Igp.

«Il limite più grande dell’attuale legislazione sul tartufo – spiega Paolo Valdambrini, presidente dell’associazione Tartufai Senesi – è proprio quella che riguarda la tracciabilità dei prodotti. Ad oggi il consumatore non ha alcun strumento per verificare l’effettiva provenienza del tartufo che va ad acquistare se non la fiducia verso il soggetto venditore».

Il territorio delle Crete Senesi e San Giovanni d’Asso sono da sempre all’avanguardia per la vendita di tartufi a km 0 e il convegno di sabato è il riconoscimento ad un lavoro iniziato più di trenta anni fa.

Saranno presenti numerosi tartufai e tartuficoltori di tutte le zone tartufigene toscane che vedono nella denominazione di origine o nell’indicazione geografica, il migliore strumento per proteggere le produzioni autoctone dai sempre più frequenti casi di importazioni dall’Est Europa o dalla Cina di tartufi poi venduti come prodotto italiano.