Cinelli Colombini: “Nella Doc Orcia si fa il vino a mano”

La DOC Orcia ha riconfermato Donatella Cinelli Colombini alla presidenza per i prossimi tre anni. Nel programma di lavoro molte iniziative nel territorio e maggiore visibilità all’esterno. Il territorio della Doc Orcia comprende 13 comuni e ospita alcune delle produzioni vitivinicole più interessanti e innovative del senese.

Questa riconferma per la Cinelli Colombini arriva dopo la nomina come presidente nazionale associazione Le donne del vino. In questo ruolo ha incontrato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’ultimo Vinitaly. La prima carica dello Stato nel discorso tenuto alla Fiera veronese, che quest’anno è giunta alla 50a edizione, ha voluto sottolineare il ruolo emergente delle donne nel mondo del vino, sintomo di un settore sempre in movimento e pronto al cambiamento. Abbiamo intervistato Donatella Cinelli Colombini per capire quali potranno essere le prospettive della DOC Orcia e delle piccole cantine.

E’ stata riconfermata alla presidenza della DOC Orcia. Quali saranno gli obiettivi dei prossimi tre anni?
«Ho sogni ambiziosi nel cassetto che si riassumono in una parola: visibilità. Le iniziative avranno l’obiettivo di creare opportunità commerciali e divulgare la denominazione nel suo insieme e le singole aziende individualmente. Il mio vero sogno è un grande evento legato a una delle specificità del nostro territorio di produzione, il termalismo e il tartufo.
Ovviamente continueremo e potenzieremo gli eventi nel territorio soprattutto l’Orcia Wine Festival a San Quirico, Calici di Stelle a Castiglion d’Orcia, la Fiera del cacio a Pienza e la Mostra Mercato del tartufo bianco a San Giovanni d’Asso. Hanno successo e richiamano migliaia di persone ma c’è sempre bisogno di rinnovarsi e quindi stiamo lavorando a novità che per ora non posso svelare. Continueremo a portare in zona i buyer esteri a febbraio in collaborazione con la Regione Toscana. Quest’anno abbiamo organizzato un B2B per 60 importatori ed è andato benissimo. Poi ci sono collaborazioni da sviluppare come quella con l’Eroica di primavera a Buonconvento e il Borgo dei libri a Torrita».

Quali sono le particolarità di questa giovane denominazione rispetto ad altre più “blasonate”?
«L’Orcia è un vino “artigianale” cioè un vino quasi sempre fatto a mano dal produttore in persona, dalla vigna al cliente finale. Come tutte le giovani denominazioni ( l’Orcia è nata nel 2000) è sperimentalista, tutte le aziende cercano di esprimere la vocazione del loro terreno e provano vitigni, sistemi di coltivazione di vinificazione e di maturazione in legno diversi. Per questo ha un carattere meno omogeneo delle denominazioni storiche e offre ai wine lovers lo specchio di tante sensibilità e tante passioni. E’ questo il bello di una DOC piena di vignaioli appassionati, sono creativi e spesso arrivano a esiti straordinari».

Si è concluso da poco il Vinitaly che lei ha vissuto come presidente delle Donne del Vino. Com’è andata?
«Bene, ma faticosissimo. Praticamente nello stand della mia azienda non mi hanno mai vista. La degustazione con i vini di 50 anni è stata una delle più interessanti dell’intera fiera con un Gavi La Scolca che ha sbalordito. Sono stati organizzati 6 eventi dalle delegazioni regionali ed io ho incontrato i governatori Debora Serracchiani e Luca Zaia che hanno dimostrato una particolare attenzione per le Donne del Vino. Il tema del 2016 “Donne vino e bellezza” si è espresso con l’ offerta di creme a base di vino e l’esposizione di borsette da bottiglie che hanno molto incuriosito. Poi, nella cena finale, sono sfilate modelle con bottiglie in mano e le Donne del Vino hanno spento, con il presidente di Veronafiere Maurizio Danese, la torta con le candeline del 50° Vinitaly. Complessivamente sono state coinvolte quasi 400 socie e l’attenzione dei media è stato altissima».

Fra i visitatori e i produttori ha visto un aumento della componente femminile?
«Le donne cominciano a ricoprire cariche di rilievo nel mondo del vino. Durante Vinitaly ho incontrato il direttore generale di Assoenologi Gabriella Diverio che mi ha fatto un’ottima impressione. C’era la nuova presidente dei sommelier Fisar Graziella Cescon e il Ceo della GIV primo gruppo vinicolo italiano Roberta Corrà. Sono ancora poche le donne al vertice ma cominciano a esserci e questo è importante».

IMG_0237-300x225Il presidente della Repubblica Mattarella ha notato questo nuovo ruolo delle donne nelle produzioni vitivinicole. I media fanno altrettanto?
«L’attenzione dei confronti della Donne del Vino da parte del Presidente Sergio Mattarella è un grande incoraggiamento. La produzione di vino è nata 8.000 anni fa ed è sempre stata un ambito maschile. Per le donne farsi largo è un processo lungo e i media lo stanno sostenendo con forza. C’è tanta strada da fare per arrivare a uguali opportunità di carriera e retributive fra uomini e donne ma pian piano le cose migliorano. Del resto, dare più spazio alle donne significa avvalersi di professioniste capaci, con laurea o diploma, diffuse competenze nel marketing e nella comunicazione, persone flessibili con uno stile di management molto moderno. Il mondo del vino ne ha tutto da guadagnare».

In una precedente intervista a Siena News aveva fatto presente il rischio di conflitto fra piccole e grandi cantine. Ci sono novità?
«I dati del rapporto Mediobanca sul vino diffusi prima di Vinitaly mostrano le grandi cantine italiane in piena salute, con fatturati e utili in crescita. Per quelle piccole le cose sono decisamente più complicate per la maggiore difficoltà ad affacciarsi ai mercati esteri e per gli adempimenti burocratici esagerati. La situazione è diversa da zona a zona ma è indispensabile che le istituzioni continuino a guardare con occhi protettivi le piccole cantine familiari che hanno più bisogno di aiuto per trovare sbocchi commerciali ma nello stesso tempo sono quelle che salvaguardano il carattere agricolo e autentico delle nostre meravigliose campagne».

Emilio Mariotti