Quell’angolo di Siena che risuona di New Orleans

C’è un angolo di Siena che è un pezzetto di New Orleans. Anzi, di tutti il Mondo del jazz. Un luogo dove puoi immaginarti le enormi gote aerostatiche di Louis Armstrong gonfiarsi o vedere il faccione sorridente e imbrillantinato di Duke Ellington che ti fa l’occhiolino dalla copertina di un disco. C’è, è vivo, ma non si vede. E’ il Centro Studi sul Jazz “Arrigo Polillo” e si trova in Fortezza. L’archivio è intitolato al suo fondatore, storico direttore della rivista Musica Jazz, che lo volle costituire nel 1988. Il primo passo che fece Polillo fu quello di donare la propria collezione di dischi, libri e riviste. Un gesto di condivisione che negli anni è stato seguito da molti altri, giornalisti, musicisti o semplici appassionati.

Ora il Centro Studi conta la bellezza di 50000 supporti sonori, i 3500 volumi e i 12000 numeri di riviste, tanto da essere considerato il più grande archivio del jazz italiano e fra i primi d’Europa. L’ultima grossa donazione è stata quella del giornalista del Corriere della Sera Vittorio Franchini. Segno che questo vera e propria stanza dei sogni jazzistici è considerata un tesoro da molte persone. Studenti da tutta Europa vengono a Siena per trovare quel determinato libro o ascoltare, magari, un vinile introvabile. L’archivio “Arrigo Polillo” insomma completa e definisce il lavoro di educazione alla musica del Siena Jazz, istituzione di cui fa parte.

I supporti sonori nella disponibilità di chi si reca in Fortezza sono di vario genere. Ci sono vinili, cd, dvd, vhs, vecchi 78 giri, nastri stereo 8 e addirittura dei cilindri fonografici. Questi ultimi, inventati da Thomas Edison, sono stati uno dei primi supporti di riproduzione musicale. Fino ai primi del Novecento sono stati molto diffusi, soppiantati poi dai 78 giri in gommalacca. Curiosi sono poi i 33 giri a 10 pollici, fratelli più piccoli e di minore durata dei 12 pollici classici. Oltre ai supporti sonori nell’archivio è possibile trovare anche i rispettivi mezzi di riproduzione, come dei vecchissimi fonografi o dei grammofoni particolari in cui l’apertura di due sportellini di legno regola il volume.

Il materiale dell’archivio ha un valore non solo a livello musicale, ma anche sul piano delle arti visive, in quanto alcune copertine di album sono delle vere e proprie opere d’arte. E’ possibile trovare tra gli scaffali lavori di artisti come Andy Warhol, Michelangelo Pistoletto e Ugo Nespolo, e di fumettisti come Francesco Tullio Altan e Guido Crepax. Nel 2008 le copertine più belle conservate al Centro Studi furono messe in mostra al Santa Maria della Scala.

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Diversamente a quanto potremmo pensare il materiale del “Polillo” non è esclusivamente jazz. Vi sono, infatti, molti album di musica classica o di rock. Testimonianza della varietà di gusti dei donatori. Questa attitudine trasversale piace molto a Franco Caroni, presidente della Fondazione Siena Jazz: «Noi non siamo puristi. I nostri musicisti sono a giro per il Mondo anche nella musica leggera. Il jazz stesso cresce perché si contamina con la musica etnica, con l’hip-hop, il reggae, il rock. Più si mischia, più si arricchisce». Non è un caso che nello staff dell’archivio “Polillo” ci sia, fra gli altri, Massimo Biliorsi, esperto pure di rock.

Dopo una raggiunta stabilità finanziaria, seguita alla crisi dei finanziamenti legati alla galassia Mps, ora il problema del Centro Studi è, per assurdo, la troppa salute. Sì, perché le stanze del “Polillo” sono sature e trovare uno spazio per conservare qualcosa diventa un’impresa. «Abbiamo individuato uno spazio che potrebbe fare al caso nostro e lo abbiamo chiesto a chi di dovere, ma al momento nicchiano» dice Caroni.

Il presidente della Fondazione Siena Jazz parla anche delle attività per coinvolgere la cittadinanza, spesso all’oscuro del “Polillo”: «Oltre alle visite con le scuole che facciamo già, attiveremo, massimo a settembre prossimo, delle lezioni di ascolto, supportate da materiale video. Andremo poi a spiegare in posti diversi, per esempio nelle Contrade, cos’è il jazz ai non musicisti».

Speriamo che queste iniziative possano davvero informare, per non dire educare, la popolazione senese, spesso placidamente rilassata sul proprio divano a lamentarsi di quello che non c’è, invece di vivere e godere i diversi tesori culturali che sono in città. Il Centro Studi “Arrigo Polillo” è uno di questi tesori, uno scrigno di monete in “vinile”, provenienti da New Orleans, Chicago, Amsterdam e da tutto il Mondo. a disposizione di tutti.

Emilio Mariotti