Marcella Cintorino: “Io, ribelle come la piccola Caterina da Siena. Nel film del 1957”

“Caterina l’ho sempre ammirata. Sono devota alla Santa ma al di là di questo ho sempre ammirato la forza della donna. Non so se mi sia rimasta dentro da quando l’ho interpretata, bambina, nel film ma di una cosa sono sicura: in quanto a vivacità le somigliavo molto”.

Marcella Cintorino interpreta Caterina da Siena

Marcella Cintorino, senese e contradaiola dell’Istrice, fu la bambina che dette il volto alla piccola Benincasa nella pellicola “Io, Caterina” del regista Oreste Palella. Un’esperienza nata per caso ma che è rimasta viva nei ricordi della professoressa Cintorino, che poi scelse una strada diversa: illustre medico e docente universitario a Medicina, per anni direttore del Dipartimento di Patologia umana e Oncologia dell’azienda ospedaliera universitaria senese.

Sessant’anni fa il Santa Maria della Scala – che all’epoca era ospedale – si aprì ai senesi per la presentazione del film di Palella. Il regista tentava per la seconda volta, a a distanza di dieci anni, di produrre un film dedicato alla Santa senese. Così arrivò in città per cercare i suoi protagonisti. Oreste Palella trovò una bambina di 9 anni, Marcella. Come avvenne la scelta?

“Frequentavo con mia sorella il Piccolo Teatro, scuola prestigiosa della città e non solo per la recitazione. In quel periodo essa viveva forse il periodo di massimo splendore, con tantissimi iscritti e insegnanti molto bravi, anche come maestri di vita. Il luogo del fervore culturale senese. Dovendo girare il film a Siena, i produttori si rivolsero proprio al Piccolo Teatro. E scelsero mia sorella per la parte di Caterina bambina”.

Sua sorella?

“Sì, è un po’ l’aneddoto della vicenda: scelsero lei, poi vennero a casa per firmare il contratto e andai io ad aprire la porta. I produttori parlarono con i miei genitori e alla fine mia madre mi disse ‘Sai Marcella, dovresti farlo tu’ “.

E la reazione di sua sorella?

“Per lei fu un sollievo. Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto quindi la vicenda non provocò litigi. Così io, che avevo 9 anni ed ero abituata a fare un po’ di radio a Firenze, qualche piccola apparizione in tv, mi trovai a fare le valigie e a partire con i miei genitori per Milano. Perché il film è stato girato lì, a parte gli esterni girati a Siena. Alla fine quella fu anche una bella vacanza, avevamo un po’ di tempo libero dalle riprese. Per i miei genitori, soprattutto, fu una vera vacanza. E per me un’emozione. Vidi anche una scala mobile per la prima volta”.

Come mai scelsero lei?

“Non lo so davvero. A ripensarci dopo, ricordo che Caterina fu ritratta come una bimba vivace e in questo, di sicuro, le somigliavo molto”.

Cosa le ha lasciato Caterina?

“Mia figlia si chiama così, quindi già da questo direi che si tratta di un bel rapporto tra me e la nostra Santa. Caterina l’ho sempre ammirata. Le sono devota ma al di là di questo ho sempre ammirato la forza della donna, coraggiosa per l’epoca in cui è vissuta. Grandissima. Mi chiedo spesso, infatti, perché Siena non dia alla propria Santa il valore che merita. Se si pensa anche ai pellegrinaggi, al turismo religioso, non è che poi venga fatto nulla…” .

Le piacque il film?

“Non è un gran film, fu anche stroncato dalla critica perché non era realizzato benissimo. Un po’ superficiale forse. Poi a me rimase il dolore, forte, del doppiaggio. Mi avevano doppiato! Però ricordo che fecero la proiezione in anteprima al Santa Maria della Scala ed era pieno di gente. anche perché tantissimi senesi avevano partecipato anche come comparse. Anche per mia sorella, poi, ci fu una piccola parte”.

Il cinema, comunque, lo ha abbandonato. La sua carriera è stata ben diversa, seppure brillante…

“A 12 anni smisi perché avevo troppa passione per questa cosa e a Siena cosa avrei fatto? Volevo fare l’astronauta ma anche in quel caso, avrei potuto far poco qui. Allora pensai a Matematica e solo dopo a Medicina. Sono stata direttore del Dipartimento di Patologia umana e Oncologia e responbile del corso di laurea in Medicina nel periodo di profondo cambiamento e di riforme della Facoltà. e devo dire che il teatro mi è tornato utile per parlare in pubblico. E comunque devo molto ai miei genitori perché non mi hanno mai creato aspettative né fatto pressioni, non mi hanno mai fatto sentire una bambina diversa. Se ci ripenso oggi, a vedere i genitori di oggi, mi pare un comportamento straordinario”.

Domani sera al Santa Maria della Scala, per SMS Live, Marcella Cintorino interverrà prima della proiezione del film e della serata che prevede aperitivo e apertura straordinaria del Santa Maria.

 

Katiuscia Vaselli