Lo stadio di Siena: spese gravose e polemiche

L’8 dicembre 1938 viene inaugurato, alla presenza delle massima autorità, lo stadio senese, intitolato a Rino Daus, martire dell’epoca fascista. La prima partita che vi viene giocata è l’amichevole con l’Empoli, organizzata in questo giorno per celebrare l’evento, ma la Robur perde di 4-1. Al momento dell’apertura dello stadio i lavori non sono completati: manca ancora la pista di atletica e la gradinata scoperta è incompleta. Il costo del nuovo impianto ammonta a 1.800.000 lire, divise tra Amministrazione Comunale, Prefettura e Banca Monte dei Paschi. L’idea di costruire un “vero” stadio nel quale far giocare la Robur, nasce nel momento di più forte urbanizzazione dell’area compresa tra la Lizza e San Domenico. Nel 1927 il podestà di Siena, Fabio Bargagli Petrucci, promuove l’idea di concedere un contributo di 3.000 lire per “la compilazione di un progetto di massima relativo alla costruzione di uno Stadium nel podere del Rastrello”, ma in città le voci contrarie a questa soluzione non mancano, molti ritengono più adatta la zona di Piazza d’Armi, ma alla fine si decide di percorrere la strada indicata dal Podestà. L’ingegnere capo del Comune Giovanni Curti prevede una spesa di 650.000 lire per il nuovo campo sportivo, che sale, però, fino a tre milioni di lire se si considerano tutte le opere necessarie ed il collegamento diretto con La Lizza. I lavori di sbancamento iniziano nel gennaio del 1931m a le opere vanno avanti con enorme difficoltà, suscitando non poche polemiche in merito alla fattibilità del progetto, soprattutto perché manca la terra necessaria per formare il piano del campo di gioco, con la conca del Rastrello che risulta complicatissima da colmare fino al livello desiderato. Si finisce per scaricarvi di tutto, detriti e materiale proveniente dai cantieri della città, ma anche “qualche carro di immondizia o di ripulitura di magazzini”, che emanano effluvi non propriamente gradevoli. A peggiorare le cose, nel 1935, ci si mettono anche un paio di frane della scarpata sul lato di San Domenico. Nel giugno del 1937 l’Amministrazione Comunale deve fare marcia indietro, ammettendo che rispetto al progetto originario (che comprendeva anche una piscina e la torre di maratona) si devono fermare perché i costi non sono più sostenibili ed il denaro è terminato. Si trovano, tuttavia, le risorse per realizzare la tribuna centrale coperta con 1500 posti a sedere ed in questo 8 dicembre si procede, comunque, all’inaugurazione di un campo di calcio che, un po’ più di sessantanni dopo, vedrà la Robur giocare con le più grandi squadre della serie A.

di Maura Martellucci e Roberto Cresti