“Lo spazzacamino”, un Don Giovanni sporco di cenere

“Lo spazzacamino”  è un canto con tante allusioni sessuali che, erroneamente, consideriamo esclusivo patrimonio della tradizione senese

Il 21 dicembre arriveranno, inesorabili, l’inverno e il freddo (anche se con il cambiamento climatico non si può mai sapere…). Ci si veste di più, si beve qualche grappetta confortante aggiuntiva e soprattutto, se si può, si accende il camino. Prima di dare fuoco alla legna conviene, però, pulire il comignolo  e la canna fumaria per non esser travolti da nuvole di cenere. C’è chi fa da sé e chi chiama uno spazzacamino. Mestiere decisamente vintage quello di chi si infila in quei pertugi con gli spazzoloni. Quando il riscaldamento e i radiatori non c’erano era una figura assai più ricercata, direi ambita, quasi come un calciatore dei giorni nostri. E proprio come questi ultimi deve essere stata una professione, almeno in passato, assai indicata per le persone con un grande appetito sessuale, che, con un giro di parole elegante, potremmo definire tromberecci. Il canto “Lo spazzacamino”, che fa parte del canzoniere popolare senese, ne è una testimonianza. Una bella signorina chiama in casa il lavoratore e la prestazione che questo gli concede non sembra che rientri tanto nel professionale. Nelle parole si sprecano le allusioni sessuali, che mettono in parallelo lo “stantuffio” con lo spazzolone dello spazzacamino con il movimento ritmico della penetrazione. Il canto si conclude con la notizia che quel fugace incontro avrà come conseguenza un piccolo bambino, rassomigliante al padre.

Nella tradizione senese, o almeno per ciò che ne è rimasto, non abbiamo molte testimonianze di canzoni allusive, un esempio, nel caso, potrebbe essere “L’uccellino”. Comunque sia “Lo spazzacamino” è da segnalare anche per un altro fatto: è un falso canto senese. Sì, perché in realtà la canzone è popolare in tutta la Penisola e molte città, province, regioni se ne attribuiscono la paternità (tutti spazzacamini eh…). Sarebbe curioso capire come si sia diffusa in tutta Italia. Probabilmente, ma è solo una supposizione di chi scrive, è stato possibile durante la Grande Guerra, quando nelle trincee gli italiani per la prima volta si conobbero. De “Lo spazzacamino” esistono molte varianti ed è una canzone che negli anni è stata interpretata da artisti popolari come Orietta Berti.

Il canto, a livello musicale, è molto allegro e rappresenta bene con le note lo stereotipo che abbiamo dello spazzacamino: un grande lavoratore un po’ guascone, che sorride alla vita nonostante le fatiche che questa comporta. Anche il poeta William Blake lo ha rappresentato così – pur inserendolo in un contesto di estremo disagio – , il film disneyano “Mary Poppins” lo stesso. Certo, se in ogni casa  dove va ci lascia un bambino, tanto triste non deve essere. Sempre che non debba pagare gli alimenti.

Su e giù per le contrade di qua e di là si sente cantare allegramente,è lo spazzacamin (x2);
Si affaccia alla finestra la bella signorina, con voce assai carina chiama lo spazzacamin (x2).
Prima lo fa entrare,poi lo fa sedere,gli dà mangiare e bere allo spazzacamin (x2);
E dopo aver mangiato,mangiato e ben bevuto,gli fa vedere il buco,il buco del camin (x2).

“Mi scusi giovinotto se il buco è troppo stretto,come farai poretto su e giù per il camin?” (x2)
“Non dubiti signora,son vecchio del mestiere,so fare il mio dovere su e giù per il camin” (x2)
E dopo quattro mesi la luna va crescendo, la gente va dicendo dello spazzacamin (x2)
E dopo nove mesi è nato un bel bambino che assomigliava tutto allo spazzacamin (x2).

Emilio Mariotti