In Via dei Fusari ci facevano fusi e mescolini

Lasciata piazza del Duomo, via dei Fusari scende, costeggiando il palazzo arcivescovile, fino alla piazza del Battistero di San Giovanni. Prima dell’arco che ci introduce nella piazza, sulla destra, si trova l’oratorio dei santi Giovannino e Gennaro alcuni anni fa salito alla ribalta della cronaca perché nelle sue fondamenta (siamo di fatto alla base del Duomo) in un pozzetto a pianta quadrata sono stati rinvenuti i resti di tre cani e di un cavallo, oltre a numerosi pezzi in materiale ceramico. Secondo gli archeologi che hanno condotto la ricerca, si tratta certamente un rito propiziatorio di età romana, legato alla fondazione delle mura e delle porte cittadine.

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A quel tempo l’opera di perimetrazione urbana, infatti, veniva consacrata proprio con quel genere di sacrificio. Un’ipotesi di questo tipo, come si può facilmente intuire, cambia radicalmente la prospettiva su quale sia, in realtà, il primo nucleo urbano di Siena spostando, o almeno ricollocando, le origini romane della città.

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Tornando al toponimo, è necessario osservare che Via dei Fusari, nel Medioevo, ha una diversa denominazione. Questa strada, infatti, si trova citata nei documenti come Via dei Canonici, e il nome le deriva proprio dal fatto di costeggiare la Canonica del Duomo. A partire dal XVII secolo, dopo lo spostamento della casa delle balie dal nucleo centrale dell’ospedale di Santa Maria della Scala in un edificio posto in questa strada, via dei Canonici viene popolarmente detta Via delle Balie. Per ciò che concerne l’etimologia del toponimo Fusari l’ipotesi più probabile è forse quella avanzata nel Settecento da Girolamo Macchi il quale afferma che “in via dei Fusari ci abitavano li Maestri che facevano fusi e mescolini”.

Maura Martellucci

Roberto Cresti