Il testamento di Celso Tolomei

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L’8 settembre 1628 il nobile senese Celso Tolomei, in occasione del 56° compleanno, detta al notaio Rocchigiani le sue ultime volontà: tutti i beni saranno destinati alla fondazione di un collegio o seminario dove i giovani senesi avrebbero potuto studiare le lettere, le scienze e i modi per operare virtuosamente. Il testamento dispone come gestire il patrimonio: raggiunta la cifra di 50.000 scudi sarà possibile erigere l’edificio che avrebbe ospitato il collegio. Nel 1676 si apre ai primi 10 studenti, con sede in locali attigui al palazzo Tolomei; ben presto, però, questi locali risultano troppo angusti per accogliere tutti i richiedenti: nel 1681 gli iscritti sono già 129. Per questo nel 1683 si trasferisce nel palazzo Piccolomini (oggi sede dell’Archivio di Stato), dove rimane fino all’estate del 1820, quando il Collegio Tolomei s’insedia in quella che è stata la sua ultima sede a fianco della basilica di Sant’Agostino. Inizialmente la direzione del collegio viene affidata ai Gesuiti per passare, nel 1774, agli Scolopi, dopo la soppressione, l’anno precedente, della Compagnia di Gesù. Gli Scolopi vengono allontanati nel 1876 e il Collegio è trasformato in Convitto Nazionale nel 1882, diretto dal preside del Liceo Ginnasio Pareggiato, poi sostituito, nel 1886, da un colonnello dell’esercito. Due anni più tardi il Collegio Tolomei diviene un collegio militare sotto il controllo del Ministero della Guerra, anche se nel 1893 torna sotto la giurisdizione del Ministero della Pubblica Istruzione, riprendendo il vecchio nome di Convitto Nazionale.

di Maura MartellucciRoberto Cresti