Il pane ristoratore del Santa Maria della Scala

Non solo contenitore di mostre, ma anche e soprattutto luogo di accoglienza e punto di ritrovo dove rigenerarsi. Cercando di recuperare le sue originarie funzioni dal 16 ottobre scorso è partito al Santa Maria il percorso ‘’Nutrire e Accogliere’’ che sarà attivo fino al 6 gennaio p.v. La scelta della data di inaugurazione non è stata casuale, tutt’altro: il 16 ottobre è infatti la data in cui, ormai dal 1979 per iniziativa della FAO, si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione ed è proprio per sottolineare la stretta connessione tra il tema e l’iniziativa proposta, che il Santa Maria della Scala, in collaborazione con Conad Sapori e Dintorni e con l’organizzazione di Opera Civita Group ha scelto quella dello scorso venerdì come data inaugurale. La figura principe di tutto il percorso è quella del pellegrino e proprio come dei moderni viandanti i visitatori si muovono all’interno dei suggestivi ambienti della Cappella del Manto, della Corticella e della vecchia strada, meglio nota come la ‘’strada interna’’ che in epoca quattrocentesca ospitava anche magazzini e botteghe all’interno degli ambienti che oggi sono adibiti ad ospitare il Museo Archeologico.

L’itinerario parte con una busta di carta che viene consegnata alla biglietteria e che riporta il simbolo del Santa Maria della Scala. Qui inizia il viaggio attraverso la storia dei pellegrinaggi e delle modalità di ristoro offerti a coloro che si stavano recando a Roma.

La prima tappa del percorso è la “Cappella del Manto” che risale al quattordicesimo secolo circa e che ospita il primo video e la prima immagine: la sagoma di un pellegrino in abiti medioevali che ha in mano il bastone con appesa la conchiglia, che per l’appunto li simboleggia. Questo viandante, che è la guida che accompagna attraverso le varie clip il percorso, definisce l’ ospedale un “luogo di strada”, quasi a sottolineare l’importanza di questo crocevia per chi dirigendosi verso Roma si fermava proprio qui in cerca di un rifugio.

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Ed eccoci alla sala successiva, il cuore pulsante della mostra che raccoglie in tre figure l’essenza stessa della mostra uno spazio meraviglioso spazio affrescato da pittori del calibro di Lorenzo Di Pietro e Domenico Di Bartolo: si tratta della sala del Pellegrino. Entrandovi si ha davanti due sculture, una è l’Acca Larenzia che allatta i gemelli e l’altra è la riproduzione di un cesto di pane ed entrambi sono riconducibili a due degli affreschi di Di Bartolo che raffigurano uno le balie che allattano i bambini e l’altro il gesto della ‘’limosina’’. Il pellegrino-guida richiama l’attenzione e invita i visitatori a proseguire fino alla “Corticella”, un ampio spazio che Ambrogio Lorenzetti aveva già raffigurato nel suo Buon Governo e che era il punto di arrivo per merci e persone. Era uno snodo fondamentale, ed era un po’ come una sorta di foro. Anche oggi è un punto importante per il pellegrino moderno che, una volta arrivato qui ha davanti a sé diverse possibilità: può visitare la suggestiva e bellissimo Oratorio di Santa Caterina della Notte; può visitare gli ambienti del fienile con i marmi originali di Jacopo della Quercia e quindi ammirare l’originale dell’ ‘’Acca Larenzia”; può scegliere di proseguire e scendere attraverso i meravigliosi ambienti dell’ex ospedale fino alla ‘’strada interna’’.

Vecchie mattonelle ancora segnate dalle ruote dei carri, magazzini o ex botteghe scavate nel tufo, luce soffusa: l’ambiente è affascinante e si rimane incantati nel guardarlo e sembra quasi di tornare indietro di settecento anni e percepire rumori, suoni e voci. Forse a questo punto del percorso si capisce cosa fosse davvero il Santa Maria della Scala: una città nella città, una realtà così centrale da collegare la Siena medievale alla città eterna, la tappa che precedeva l’arrivo a Roma e preparava i suoi ‘’ospiti’’alla visione di qualcosa di veramente celestiale per l’epoca.
Il cerchio tracciato nel compiere questo percorso sta per chiudersi e il suo termine è moderno, come moderni sono gli abiti del pellegrino-guida che riappare nello schermo con zainetto e scarpe da trekking e con in mano il solito bastone: esorta ad avviarsi alla caffetteria dove viene consegnato un panino che riporta il simbolo del Santa Maria della Scala.

Un gesto semplice, ma ricco di significato. Un invito a riscoprire il valore del cibo e la bellezza della sua condivisione, in un paese che sta ancora ospitando l’expo e un invito a riscoprire il valore delle cose tradizionali come il pane e come il Santa Maria, che un po’ come un pane che ci viene proposto di assaggiare quotidianamente e che noi spesso mangiamo distratti senza nemmeno fermarci a masticare.

Vittoria Guideri