Il Palio? Ve lo dico io, salernitana a Siena

Giada Infante racconta il Palio visto dagli occhi di chi a Siena vive da anni, ma arriva da lontano.

Diciamo subito una cosa una cosa fondamentale: non sono nata a Siena, non sono una senese “purosangue”… ma vivendola da anni non ho voluto ( e potuto…) fare a meno di conoscere il suo mondo paradossalmente anche più intimo: il Palio, le Contrade, la sua Storia. Sarei scontata se dicessi che il cuore del Palio è Siena e Siena è il Palio, ciò non rende più facile né capirlo né farlo proprio. Ma ogni volta che il Palio si avvicina, non posso fare a meno di accostarmi discretamente e con rispetto a questo mondo antico e infinito: non è facile….

Gli “stranieri”, i turisti e i “non senesi” come me entrano a contatto con il Palio e le sue tradizioni principalmente durante i 4 giorni . E’ faticoso riuscire a capire cosa succede nella testa e soprattutto nel cuore dei contradaioli, e non solo dei contradaioli: io l’ho capito tardi. Le mie prime volte in Piazza assistevo incredibilmente sorpresa a questa gara tra dieci cavalli con tre giri attorno ad un piccolo anello di tufo a forma di conchiglia, una leggera musica di tacchi, inconsapevole di ciò che essa poteva rappresentare.. . Notavo solo come questa corsa rendeva i miei amici di Siena – sul Campo, nei bar, in contrada, in casa – nervosi, irrequieti e a tratti assenti dal contesto…

Li osservavo da esterna e mi accorgevo che la corsa e la sua attesa faceva loro trattenere il respiro forte e di come non avevano nemmeno il tempo di accorgersene. Rimanevo e rimango sempre sbigottita, emozionata, dal silenzio assolutamente irreale e inumano che scende in piazza, nel giro di poco gonfia di migliaia di persone, con la tensione che sale e si fa più palpabile. E poi dopo, lo scoppio tanto atteso, l’ingresso in campo dei cavalli e un’unica voce, quella del “mossiere”, che chiama una ad una le contrade e questi fantini stretti stretti in quel modo al “canape” che cominciano a borbottare fra di loro ….ecco, le mie prime volte tutta questa tensione la sentivo e non la capivo: quelle facce tese, rigide, quei borbottii, e quelle imprecazioni prima sottovoce e poi sempre più alte: era solo l’Amore verso Siena…
Colori e emozioni che lentamente esplodono e quando arriva quell’attimo perfetto in cui la “mossa” è “valida” dove tutto comincia (e finisce…) – dopo il terzo e ultimo Casato… ti conquistano quel mare di bandiere colorate, quelle braccia alzate dei senesi vittoriosi che, con il cuore, si precipitano verso il cavallo per coprirlo non solo di abbracci di gioia, ma anche di protezione, di ringraziamento e di amore…

Il mio caro – e “vecchio” – amico della Selva mi disse un giorno mente assistevamo insieme ad una prova:
“Oh Giadina, sei a Siena da anni e ancora dici sbandieratore? Ovvìa! E’ l’alfiere di Piazza… altro che sbandieratore… non me lo chiedere più eh!”.

La cosa bella del suo appunto è che mi fu fatto con il sorriso, senza alcuna “boria” , con la voglia di rendermi ancora più dentro la festa… e forse ci è riuscito…

Giada Infante