Il lungo viaggio dell’Elisire di Santa Caterina

Siena di sogni e di chimere, Siena di favole e leggende che si intrecciano nelle strade, soffiano tra i vicoli e ci raggiungono sotto le forme più strane, stuzzicando la nostra mal celata curiosità. Può capitare, ad esempio, di sedere ad un ristorante e imbattersi in un particolare liquore dal sapore aromatico, un misto di coriandolo, cardamomo, vaniglia, e chissà cos’altro che risveglia i sensi e non solo. Incontri tanto amabili hanno bisogno di essere approfonditi e viene naturale chiedersi quale sia la loro storia. Per conoscere quella dell’Elisire di Santa Caterina, il liquore in questione, dobbiamo tornare indietro. Molto indietro. Al medioevo.

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La sua storia è avvolta nel mistero e narra di un gruppo di frati speziali di ritorno dalla Terra Santa che, giunti a Siena per la presenza di un importante mercato di spezie, donarono la ricetta del liquore alla Basilica di San Domenico. In quel periodo, Santa Caterina vi era appena entrata come ‘mantellata‘ ed è proprio il parroco di San Domenico, Padre Alfredo Scarciglia, che ci regala un altro pezzo di puzzle da aggiungere alla ricostruzione di questa storia: “Quella dell’Elisire è una leggenda di pellegrini… Sembra che Santa Caterina fece bere questo infuso di erbe ad un malato che guarì miracolosamente. Il liquore veniva prodotto nella distilleria del convento ed è stato venduto solo a pochi richiedenti fino al ‘900”.

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L’Elisire rimase un prodotto quasi sconosciuto e le sue tracce si perdono nel tempo. Per ritrovar notizie in merito, bisogna fare un ampio salto in avanti, arrivando alla metà del 1900, gli anni subito dopo la seconda guerra mondiale che videro la nascita delle prime distillerie moderne: il 22 agosto del 1947 segna la fine della vita sconosciuta dell’Elisire. Arturo Soldatini fonda l’E.S.C.A. (Elisire di Santa Caterina), ditta che commercia e produce liquori pregiati e della quale l’Elisire è la punta di diamante, passando dall’essere il leggendario liquore delle storie narrate dai pellegrini, ad un prodotto moderno più facilmente reperibile. La ditta si trasforma in CIDA-ESCA nell’ottobre del ’52 e vive i consueti alti e bassi che ci portano fino agli anni ’80, quando la ditta chiude e l’Elisire, di nuovo, si perde nel nulla.

bagoga

Adesso, però, torniamo a quel ristorante da cui siamo partiti. Ci troviamo a La Grotta di Santa Caterina, in via della Galluzza 26, ristorante di cucina tipica toscana in cui è facile sentire l’amore per la genuinità dei prodotti nostrani, i sapori e gli odori del territorio che si mischiano alla tradizione sapientemente avvalorata dall’originalità. Pierino Fagnani, in arte Bagoga, storico (e mitico) proprietario, insieme al figlio Francesco, sono i due eroici senesi che hanno riportato finalmente in auge l’Elisire di Santa Caterina. Grazie ad una loro accurata ricerca, la ricetta del fantomatico liquore è di nuovo tra noi e ci dà la possibilità di gustare questo mix di erbe aromatiche che ha mantenuto il suo sapore tradizionale, così attuale da permetterci di gustare qualcosa di nuovo, ricordandoci la magia del passato.

distilleria

La produzione dell’Elisire è affidata alla distilleria Deta di Barberino Val d’Elsa, un altro elemento che si aggiunge a sottolineare la stretta appartenenza territoriale del liquore. Infatti, l’Elisire viene realizzato interamente nel territorio senese, commercializzato da Bagoga e si può trovare nei migliori negozi ed enoteche, mantenendo il suo valore come prodotto di nicchia.

Arianna Falchi