Favole amare, storie di vita: l’italiano dei detenuti di Siena premiato dal linguista Arcangeli

“……Voi riuscite a sentirvi liberi sapendo che l’unica cosa libera è il vostro pensiero?
voi sapete godere della felicità guardando la luce degli occhi dei vostri figli?
voi sapete apprezzare una semplice telefonata dl 10 minuti con le vostre persone amate?
voi riuscite ad essere contenti perché il vostro prof di italiano vi porta una colomba per Pasqua da condividere con i vostri compagni?
voi, voi, voi
Io non so a cosa pesate, ma so’ che farei volentieri a cambio anche solo per un giorno con i vostri pensieri e i vostri problemi…..”

C.P.

“… ma ad un certo punto tutto crollò ed il ragazzo per strada si trovò fu un periodo molto turbolento fatto di alti e bassi, verità e falsa legalità e decise dl adattarsi a tutto inizio con lo spaccio per procurarsi 1 soldi e ne faceva tanti sicche tutto contento inizio a spendere e spandere, si ritrovo pieno di amici ma presto scoprì che tutto era una cosa finta, perché si finì dietro le sbarre dopo di che si trovò solo senza più niente e nessuno… e penso che ciò sarebbe venuto lo avrebbe preso ed affrontato a testa alta perche il gabbio ti può togliere la libertà ma non la voglia dl vivere. Un giorno tutto avrà fine si disse il ragazzo davanti allo specchio, non temere tu tutto ciò, l’unica cosa dl cui aver paura è la morte….”

M.T.

“….Cera una volta un ragazzino che si chiamava Pollicino.
Pollicino era un bambino molto ambizioso e molto solitario, non faceva altro che passeggiare sui sentieri.
Pollicino ha sempre avuto il vizio di lasciarsi alle spalle dei sassolini per non perdersi.
Un giorno si fermò sulla riva di un fiume ed iniziò a pensare alle sue ambizioni e disse tra se ” …forse, chissà se ci risucirò..(…). Questa volta si fermò in Italia e vide una insegna che indicava una discoteca, si chiamava L’Imperiale. Pollicino ci pensò e poi entrò. All’interno c’erano tanti ragazzi che ballavano e lui iniziò a ballare, fino allo sfinimento, fino alla morte perché era convinto che sarebbe diventato una nota musicale e lo diventò. La musica lo rapì, Pollicino infati pensava che la musica era magra e mentre stava per morire continuava a dire magia portami via, voglio volare, viagiare, fantasticare ed ora che sto per diventare una nota musicale voglio fare ballare…”.

D.G.

Sono favole cariche di amarezza, di malinconia, di una speranza che spesso cede per poi tornare vivace dentro le righe di un italiano scritto con tanta voglia di saperlo scrivere.

Sono storie diverse, scritte dai detenuti del carcere di Santo Spirito, a Siena. Sono storie che i giovani detenuti hanno imparato a scrivere nel corso del seminario di scrittura creativa dal titolo “L’italiano per scelta o per amore. Tre artisti migranti incontrano i detenuti per un esperimento di scrittura narrativa o creativa”.
In quell’occasione lo scrittore e giornalista Leonardo Luccone, coadiuvato dal rapper Ami Isaa, meglio conosciuto con gli pseudonimi di Meticcio, Peso Piuma, Cina e dalla scrittrice Igiaba Scego, esperta di temi legati alla dimensione della transculturalità e della migrazione, sperimentarono le capacità di narrazione e di redazione di quattro detenuti della casa circondariale. L’iniziativa si collocava all’interno del Festival dell’Italiano e delle lingue d’Italia che si è svolto a Siena ad aprile.


L’ideatore del Festival, il noto linguista e docente universitario Massimo Arcangeli, premierà infatti i quattro detenuti che l’8 aprile scorso furono impegnati in un seminario di scrittura creativa dal titolo “L’italiano per scelta o per amore. Tre artisti migranti incontrano i detenuti per un esperimento di scrittura narrativa o creativa”.
In quell’occasione lo scrittore e giornalista Leonardo Luccone, coadiuvato dal rapper Ami Isaa, meglio conosciuto con gli pseudonimi di Meticcio, Peso Piuma, Cina e dalla scrittrice Igiaba Scego, esperta di temi legati alla dimensione della transculturalità e della migrazione, sperimentarono le capacità di narrazione e di redazione di quattro detenuti della casa circondariale. I testi dei detenuti, di notevole interesse per originalità e struttura linguistica, riscossero notevole successo tra gli addetti ai lavori e tra il pubblico presente alla sessione a Palazzo Patrizi, dedicata al tema. Fu proprio allora che Massimo Arcangeli, colpito dalla qualità dei testi, decise di far ritorno a Siena per premiare i detenuti che si erano particolarmente distinti. Così il linguista è tornato, nei giorni scorsi ed ha premiato gli scrittori con libri e dizionari di italiano.

Anche il Comune ha voluto far pervenire ai detenuti dei diplomi per il lavoro svolto e proprio ieri anche Susanna Cenni, parlamentare del Pd alla Camera, ha visitato la casa circondariale di Santo Spirito di Siena, accompagnata dal direttore Sergio La Montagna. Negli anni la parlamentare senese si è occupata delle questioni riguardanti le strutture carcerarie del senese, per verificare, anche attraverso visite e incontri con il personale di polizia penitenziaria, le condizioni di vivibilità dei detenuti e quelle lavorative degli agenti. Questioni queste, che sono state al centro dell’incontro che la parlamentare toscana del Pd ha avuto all’interno dell’Istituto di pena di Siena. La Cenni ha commentato positivamente la visita: “Ho potuto vedere e constatare i buoni risultati ottenuti per migliorare le condizioni di vita dei detenuti, che sono impegnati nel loro percorso di recupero, in numerose attività quotidiane, sostenute dal direttore La Montagna e dall’amministrazione comunale di Siena e che coinvolgono soggetti appartenenti al mondo civico, culturale e associativo della città. L’istituto – ha ricordato Cenni – ha fatto tanto sul fronte della riqualificazione della struttura, investendo in opere di miglioramento delle celle, sulla qualità dei servizi igienici e nella creazione di aree per le ore di passeggio dei detenuti. Di particolare importanza sono le collaborazioni con associazioni e soggetti esterni, non solo per il sostegno economico, ma per il fondamentale confronto e le sollecitazioni che ne derivano per la vita e lo sviluppo di attività sociali e culturali all’interno della casa circondariale”.

Katiuscia Vaselli

ha collaborato Imma Iodice