Sgarbi a Siena per Agathos

Il rapporto tra matematica e pittura affascina anche Vittorio Sgarbi. Domani, domenica 27 settembre alle 15.30, infatti , Sgarbi visiterà la mostra “Siena: l’Arte ed i Numeri”. La personale di Carlo Franzoso, alias Agathos, ospitata nei Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico fino al 4 ottobre prossimo, fa parte del programma artistico di Siena Capitale italiana della Cultura 2015. Vittorio Sgarbi parteciperà ad un incontro moderato dalla giornalista Giovanna Romano con lo stesso pittore ed il sindaco di Siena Bruno Valentini nella sala delle Lupe per confrontarsi sul suo stile pittorico e sull’ispirazione matematica che lo muove. E proprio della mostra, della quale abbiamo già parlato, torna a scrivere il professor Ascheri.

Periodo molto pieno di iniziative a Siena! Si rischia di non sapere neppure di questa o quella perché le notizie si accavallano tumultuose.
Ricordo solo, tra le più interessanti per me, quanto meno, la raccolta di dipinti e disegni ‘Da Fattori a Modigliani’, dovuta alla generosità di un collezionista privato e alla disponibilità dell’Accademia dei Rozzi, dove si può visitare con un orario comodo. Ma anche Piero Sadun, con disegni,
dipinti e scritti, esposto alla Pinacoteca, in modo che si può seguire l’attività di questo ecclettico artista ebreo in anni molto delicati: 1938-1948.
Intanto, ai Magazzini del sale continua la mostra di Carlo Franzoso, in arte Agathos, con la sua arte adimensionale di grande fascino abbinata a una singolare creazione di Cecilia Rigacci. L’artista senese ci presenta un’opera sola ma molto complessa e raffinata, imperniata sulla ‘Arcana
Civitas’, una Siena con il suo profilo turrito quasi emergente, dorata, dal Campo e, sotto, la Siena sotterranea, del mistero con i suoi bottini.
Il grande tema del Mistero, del Nascosto, dell’esoterico, rientra bene nel programma dedicato ai Numeri apertosi all’inizio di settembre con il congresso nazionale della Società dei matematici italiani. I numeri come espressivi di un Ordine profondo non sempre evidente e perciò via via da
discutere, perché ha assunto e assume forme storicamente molto differenziate.
Lo si è visto all’incontro in Biblioteca comunale cui hanno partecipato nei giorni scorsi Alberto Cornice, Vinicio Serino e Massimo Biliorsi sotto la regia discreta ma competente di Stefano Andrei. I primi due oratori hanno dottamente dipanato problemi specifici scaturenti sopratutto dalle immagini e opere del Duomo e di Palazzo pubblico, mentre Biliorsi ha simpaticamente affrontato alcune tradizionali credenze cabalistiche legate al Palio.
I numeri preferiti dalla nostra tradizione culturale (e condivisi talora in molte altre), l’uno come il tre, il sette, il nove, il dodici… sono stati seguiti nelle loro numerose comparse alternate ai fortunati ottagoni, come pure agli importanti esagoni. Quale quello del prezioso battistero, innovando sul più usuale ottagono, o della cupola del duomo, riprodotto nel pavimento. E le forme accolgono figure non meno problematiche, spesso della tradizione antica, egiziana prima ancora che classica o ebraico-cristiana. Le straordinarie presenza ‘pagane’ in duomo sono state abbondantemente illustrate e riaprono problemi culturali finora poco chiariti. La dirigenza laica dell’Opera, e non ecclesiastica, rispondente al governo laico della città, lasciava aperto nel tardo Medioevo un pluralismo e una fluidità di motivi culturali underground che si sarebbero chiusi con la Controriforma.
Perciò motivi sotterranei, occulti, non espliciti, per iniziati abbondano e arricchiscono la lettura dei nostri grandi monumenti.
Una lezione che andava registrata e partecipata al pubblico più largo, come altre che abbiamo spesso in città. Purtroppo non sembra chiara ai nostri governanti la distinzione tra l’evento spettacolare, effimero, facilmente ripetibile, e l’evento culturale raffinato, raro, degno di conservazione.
Quando ci arriveremo? Il fatto che nel sito del Comune non siano reperibili registrazioni, pur effettuate, di eventi culturali di un certo spessore, dimostra che non è un fatto di un giorno, di oggi, questa cecità. E’ una questione ormai sedimentata. Purtroppo. Quando mai finirà?

Mario Ascheri