In scena a San Gimignano un monologo sui diritti dei migranti e la lotta contro le mafie

Un doppio appuntamento dedicato ai diritti dei migranti e alla lotta contro le mafie e ogni forma di discriminazione. E’ quello in programma domenica 18 marzo al Teatro dei Leggieri di San Gimignano, dove, alle ore 17.30 è previsto il monologo teatrale di Beppe Casales “La spremuta – Rosarno, migranti, ‘ndrangheta”, seguito da un momento di approfondimento sui temi della serata, con la partecipazione di Serenella Pallecchi, presidente di ArciSolidarietà Siena; Simonetta Pellegrini, assessore al welfare della Provincia di Siena; Luciano Binarelli, della segreteria Cgil di Siena; Vito Pavia, del Coordinamento Libera a Siena e Sabrina Benenati, assessore ai diritti del Comune di San Gimignano. Al termine dell’iniziativa ci sarà spazio anche per assaggiare il vino prodotto nei terreni confiscati alla mafia, mentre durante la serata sarà promossa una raccolta fondi da devolvere al Circolo Arci “Giuseppe Valarioti” di Rosarno, che ogni giorno lavora, grazie ai volontari, per aiutare i migranti che vivono a Rosarno e nelle zone limitrofe. Il Circolo Arci “Giuseppe Valarioti” ricorda il dirigente del Pci, originario di Rosarno, ucciso in un agguato mafioso nel giugno del 1980.

 

Il doppio appuntamento in programma a San Gimignano è promosso da ArciSolidarietà Siena con il patrocinio del Cesvot e del Comune di San Gimignano e conta sulla collaborazione delll’Arci provinciale di Siena, della Cgil provinciale, della sezione senese di Libera e dell’associazione Culture Attive.

 

Il monologo “La spremuta”, di Beppe Casales, che ne è anche l’interprete, è promosso dall’Associazione VIA, in collaborazione con Narramondo Teatro e parte dal 7 gennaio 2010, giorno in cui i migranti che lavoravano a Rosarno si ribellarono per chiedere il rispetto dei loro diritti. In due giorni ci furono scontri con la polizia, la “caccia al nero” e, infine, lo sgombero. Nei fatti di Rosarno di circa due anni fa si concentrano tre nodi fondamentali attorno al quale, oggi, Casales ha costruito il suo spettacolo – il rapporto con i migranti, la mafia e il concetto di lavoro – e l’Italia che esce dal monologo è un Paese spremuto da molte mani violente, ma dove cresce chi non vuole più girare la testa e chi pensa che vivere esiga più dignità.