Ranieri, Viviani e le maschere di Napoli

Strepitoso Massimo Ranieri nella prima nazionale di Teatro del Porto, con la Compagnia “Gli Ipocriti” diretta da Maurizio Scaparro , direttore e autore dell’opera Raffaele Viviani

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Il Teatro dei Rinnovati ci ha offerto questo fine settimana la prima nazionale di “Teatro del Porto”, allestita a e portata in scena dalla Compagnia “Gli ipocriti” , diretta da Maurizio Scaparro e con protagonista Massimo Ranieri nel ruolo del “Direttò”, il Direttore della compagnia, ovvero Raffaele Viviani, l’autore dell’opera.

Ma chi è Raffele Viviani? Attore, poeta, commediografo partenopeo, nonché musicista e perfino acrobata nel suo teatro nella Napoli dei primi del Novecento, purtroppo però, a dispetto di altri napoletani legati al mondo dell’arte teatrale, fuori Napoli ( a parte gli appassionati…) Viviani non divenne eccessivamente popolare, il suo nome si fermò alla sua città e soprattutto ai suoi ai vicoli.
I personaggi teatrali, le maschere che lui creò , definiti poi personaggi “fissi”, non vennero inventati in teatro, essi nacquero proprio dal folclore partenopeo e dagli infiniti motivi musicali del luogo. Sono i personaggi più popolari dei bassi e Viviani riuscì ad inserirli alla perfezione nelle sue opere farsesche: lui proveniva proprio da quei vicoli, dove si contrapponevano diverse fasce sociali e riuscì scolpirle e descrivercele tutte…

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Nell’opera, divisa in due atti, a farla da protagonista, infatti, non è solo Massimo Ranieri (e la sua voce, il suo corpo, sempre incredibilmente potenti….) ma anche tutti gli attori della compagnia che con le canzoni composte da Viviani, ci conducono nei bassi più bassi di Napoli, da Mergellina, a Via Toledo, al porto, alle banchine da dove partono quei bastimenti che simboleggiano una possibile “fuga” dall’Italia fascista, un modo anche per redimersi in una nazione lontana, addirittura nelle Americhe, e imparare a ballare il Tango per strada… Il mare di Napoli è quindi anche un deterrente da ogni sorta di destino violento, funzionale per un Nuovo Mondo, perché è il Mare che la fa da padrone…..
La Compagnia dovrà partire, emigrare, per poter allestire il suo spettacolo in Sud-America e il Ranieri – Viviani ricorda ai suoi attori, ad inizio primo atto, di non vergognarsi di definirsi emigranti: chi “emigra” lo fa anche per acquisire e rendere proprie le altre culture, non per fuggire.

Bella la scenografia portuale, con il Vesuvio che impera, con i gozzi e le banchine, ma anche con le immagini stile Liberty sovrastate dalle luci dei varietà di inizio ‘900… E bella anche l’idea di lasciare la piccola orchestra sotto il palco ( musica in vera diretta con violino, contrabbasso, tromba, sax basso, flauto traverso e piano!)

Tutte le canzoni portate in scena hanno ricalcato le situazioni che vive un porto di mare (soprattutto una città con i vicoli di Napoli…): gente anche malfamata, pescatori, donne di pescatori, “guappi” che scelgono di diventare marinai per ripulirsi dalle “voci del porto”, capi di quartiere traditi dalla loro donna e donne “vivaci”..….ma Viviani , questa è la forza del suo teatro, non fa mai venire meno una umanità di fondo… caratteristica positiva del popolo napoletano..

A rifletterci, le sue figure possono sembrare datate… ma pensiamoci bene: la natura dei reati nei vicoli di Napoli è sempre la stessa -si ruba, si uccide…- ma, ora, la violenza è certamente peggiore; quella di Viviani, rispetto all’oggi, è un’umanità dolente ma non priva di dignità e speranza. Nonostante, quindi, una disperazione di fondo, ciò che la compagnia di Ranieri e Scaparro fa nascere, sono anche le risate (brevi…), i sorrisi, e un po’ di ottimismo pensando al futuro.
Nota un po’ dolente: il piccolo schermo montato in alto che traduceva, e nemmeno tempestivamente, i versi della canzoni.
Anche alla mia amica, senese “doc”, non è piaciuta l’idea: non l’ha trovata realmente utile… e poi non dimentichiamoci che le opere degli autori partenopei, a cominciare da Eduardo , vennero allestite ( e non “tradotte” ) anche nell’ex URSS…

Per noi un bello spettacolo ( ma siamo di parte, perché pur non essendo di Napoli, un po’ emotivamente ci appartiene…), corale e di forte impatto. In conclusione mentre le luci si abbassano, compaiono sul palco, impolverati, con la valigia classica dei migranti – magari di cartone – tutti gli attori della compagnia… e dal porto delle nebbie cominceranno il loro nuovo viaggio verso il futuro ignoto, incerto, imprevedibile nelle Americhe…

Giada Infante