L’arte come pratica collettiva, James Voorhies e il Bureau for Open Culture a “StARTers”

Sarà James Voorhies, curatore e storico dell’arte statunitense, il protagonista dell’appuntamento di martedì 16 ottobre con “StARTers”, il calendario di chiacchierate d’arte del Siena Art Institute (via Tommaso Pendola, 37, ore 18 – ingresso libero). Voorhies è a Siena ospite del Siena Art Institute per una Project-Based Fellowship, una residenza artistica della durata di due mesi anzichè uno – la prima di questo tipo offerta dalla scuola – che, fino al 25 novembre, lo vedrà impegnato in un progetto fondato su un diretto coinvolgimento di Siena, dei suoi spazi, delle sue risorse culturali e della comunità locale attraverso il lavoro con gli studenti del Siena Art Institute.

Voorhies porterà a Siena, e condividerà con il pubblico di “StARTers”, la sua esperienza di fondatore e direttore del Bureau for Open Culture, piattaforma artistica che punta a sovvertire il rapporto classico tra arte e individuo creando inedite modalità di relazione, paritarie e non gerarchiche, tra l’arte e il suo pubblico attraverso mostre, design, pubblicazioni, progetti educativi e la collaborazione con musei e istituzioni come il MASS MoCA (Massachusetts Museum of Contemporary Art), il Wattis Institute for Contemporary Arts (San Francisco, California), il Wexner Center for the Arts (Columbus, Ohio) e il Bennington College (Bennington, Vermont). Un approccio all’arte e alla critica come pratica collettiva, in cui lo spettatore gioca un ruolo attivo, essenziale quanto quello di curatore e artisti.

Lo stesso approccio che caratterizzerà il progetto a cui Voorhies lavorerà – insieme agli artisti Nate Padavick e Cassandra Troyan – durante la sua residenza al Siena Art Institute: si tratta di “L’ECLISSE redux”, una ricerca artistica che, a partire dalle suggestioni del film “L’eclisse” (1962) di Michelangelo Antonioni, punta a esplorare lo sviluppo urbano del dopoguerra e le dinamiche sociali contemporanee a Siena.

L’ECLISSE redux” si articolerà in seminari, reading, attività di ricerca, presentazioni e momenti di incontro e confronto che coinvolgeranno gli studenti del Siena Art Institute e la comunità locale. Per un periodo di cinque settimane, gli studenti saranno invitati ad utilizzare alcune delle immagini-chiave del film come una lente attraverso la quale indagare Siena e il suo spazio cittadino facendo leva su diversi mezzi espressivi, dalla fotografia alla scrittura, da disegno al video, e approfondendo tematiche come lo sviluppo urbano, l’architettura, l’alienazione, l’arte, l’amore.

Gli esiti di questo lavoro corale saranno in mostra in uno spazio pubblico, una piattaforma di ricerca che nascerà, crescerà e cambierà forma con il progredire del progetto, trasformando così una dinamica generalmente privata come quella della creazione artistica in qualcosa di condiviso, in costante divenire e aperto allo sguardo e ai contributi del pubblico.

Per maggiori informazioni, www.sienaart.org

James Voorhies

James Voorhies è un curatore, storico dell’arte ed educatore statunitense, fondatore del Bureau for Open Culture, una piattaforma itinerante che considera l’istituzione artistica uno strumento di critica, con progetti che spaziano dall’educazione al design, dalle mostre alle pubblicazioni.

Il Bureau for Open Culture collabora con istituzioni come il MASS MoCA (Massachusetts Museum of Contemporary Art), il Wattis Institute for Contemporary Arts (San Francisco, California), il Wexner Center for the Arts (Columbus, Ohio) e il Bennington College (Bennington, Vermont) per realizzare mostre, pubblicazioni, video e progetti artistici su commissione, ponendo sempre particolare enfasi sul ruolo e sul coinvolgimento del pubblico.

Voorhies ha conseguito un Ph.D. in storia dell’arte moderna e contemporanea. E’ visiting faculty al Bennington College e professore associato al San Francisco Art Institute e alla Parsons The New School for Design (New York). Ha inoltre ricoperto l’incarico di Direttore dell’area espositiva al Columbus College of Art & Design, è stato Deputy Director al Wattis Institute for Contemporary Arts e ha collaborato a livello curatoriale con il Brooklyn Museum e il Metropolitan Museum of Art di New York. Suoi scritti sono apparsi in cataloghi e pubblicazioni d’arte. Sta attualmente lavorando ad un libro dal titolo “Falling from the Grip of Grace: The Exhibition as a Critical Form since 1968”.