Gabriella Piccinni e la battaglia sulla Pinacoteca

Gabriella Piccinni picchia giù duro sull’idea del direttore del Polo museale della Toscana Stefano Casciu. Lo scontro sulla Pinacoteca continua.

Il rilancio e lo sviluppo del Santa Maria della Scala è, secondo molti, uno dei passaggi cruciali per il futuro di Siena. Legata ai destini dell’antico spedale è anche la sorte della Pinacoteca Nazionale di via San Pietro. Sono anni, infatti, che si parla di un trasferimento della sua collezione nei locali del Santa Maria. C’è un protocollo d’intesa al riguardo firmato nel 2000 dall’allora ministro per i Beni e le attività culturali Giovanna Melandri. Passi concreti, però, non sono stati mai fatti. Ultimamente il direttore del Polo museale della Toscana Stefano Casciu ha lanciato un progetto differente, che prevede lo spostamento di parte della collezione della Pinacoteca non al Santa Maria, bensì a Palazzo Chigi alla Postierla, ex sede della Soprintendenza. L’idea ha sollevato la protesta di molti studiosi dell’arte e non solo, di Siena e di fuori, che hanno stilato due lettere aperte per chiedere di stoppare l’iniziativa.

Il direttore Casciu ha ribadito le sue posizioni durante la trasmissione “Di Sabato” del 14 maggio su Siena Tv, intervistato da Daniele Magrini. Sempre nel corso del medesimo programma televisivo il direttore del Santa Maria della Scala Daniele Pitteri ha parlato delle prospettive economiche dell’ex ospedale, apparendo preoccupato per la situazione. Abbiamo parlato con la prima firmataria dell’appello degli studiosi Gabriella Piccinni, direttrice del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Siena, della loro iniziativa e del Santa Maria della Scala.

Quali sono le ragioni dell’appello per la Pinacoteca al Santa Maria della Scala?
«Alle spalle della lettera c’è un lavoro di decenni, nel senso che, come Università, seguiamo tutte le vicende del nostro patrimonio storico-artistico, quindi l’appello non è una cosa improvvisata. Un anno fa abbiamo promosso una giornata dedicata proprio alla Pinacoteca di Siena a cui hanno partecipato anche il sindaco e il rettore dell’Università. In quell’occasione è stato deciso di istituire un tavolo inter-istituzionale per seguire l’evoluzione della questione. Noi studiosi diamo il nostro contributo, che è quello della ‘conoscenza’. Poi le decisioni politiche le devono prendere altri.

Negli ultimi tempi, oltre a vedere languire, anche per problemi economici, il progetto di trasferimento della Pinacoteca al Santa Maria della Scala, abbiamo visto riprendere quota un’idea che noi troviamo fortemente negativa, cioè quella dello spostamento di alcuni quadri nel Palazzo Chigi alla Postierla. Già circa un anno fa ci siamo opposti a questo progetto, perché le collezioni non si smembrano mai, hanno una storia. Questa operazione ci pare non riflettuta, anche perché il Palazzo Chigi alla Postierla ha delle stanzette piccole, non adatte a creare un percorso museale. Inoltre temiamo che l’iniziare a spendere soldi in azioni secondarie rallenti l’opera importante, il trasferimento al Santa Maria.

Non capisco perché, indebolendo la collezione della Pinacoteca, quest’ultima debba riempirsi di visitatori. Là dentro ci sono opere che ci invidia il mondo intero, ci si dovrà chiedere perché la gente non vada a vederle?»

Nell’intervista fatta da Daniele Magrini a Stefano Casciu, il direttore del Polo museale della Toscana ha detto che la collezione della Pinacoteca verrebbe comunque smembrata, perché le opere del ‘600 e del ‘700 andrebbero lo stesso a Palazzo Chigi alla Postierla, anche in caso di trasferimento al Santa Maria della Scala…
«Questo lo dice lui. Lo rispetto per il suo ruolo, ma tutte queste cose andrebbero decise a un tavolo. Ritengo che la logica dello smembramento della collezione della Pinacoteca sia incolta, che non rispetta la storia. Sarebbe come se io decidessi di prendere il davanti della Maestà di Duccio di Buoninsegna per valorizzarlo e mettessi il retro che mi piace meno in una stanzetta. Quell’opera è nata tutta intera».

Casciu ha detto anche che in realtà il progetto di trasferimento della Pinacoteca al Santa Maria della Scala non esiste ed è tutto da costruire…
«Lui e tutti quanti mi devono rispondere sul perché non c’è questo progetto, dal momento che è una cosa che fa parte delle linee politiche del territorio da almeno quindici anni. Se non c’è, che lo facciano! Sono loro che dovrebbero fare la progettazione».

Secondo lei come mai in questi quindici anni che ci separano dalla firma del cosiddetto “protocollo Melandri” non è stato fatto nulla?
«Credo perché ogni volta si è gestita questa operazione con logiche parziali, quasi concorrenziali. Ognuno voleva tenersi stretto il proprio mondo».

Crede che ora questa mentalità possa cambiare?
«Noi ci mettiamo tutta la nostra volontà nel creare ‘opinione’. Le decisioni le deve prendere la politica».

Casciu ha preannunciato che il direttore generale del Mibact presto passerà da Siena. Cosa vorreste dirgli?
«Vorremmo essere ricevuti per potergli illustrare il nostro punto di vista, non solo quello di prospettiva sulla Pinacoteca al Santa Maria. Proveremmo a spiegargli, inoltre, i limiti dello smembramento della collezione a Palazzo Chigi alla Postierla».

Il direttore del Santa Maria della Scala Pitteri ha rivelato che l’antico ospedale ha grossi problemi economici nella manutenzione ordinaria. L’arrivo di altre opere, per esempio quelle della Pinacoteca, non potrebbe aggravare queste difficoltà?
«Non è che si porterebbero le opere dentro un posto che non ha manutenzione. Prima va fatta questa, poi il trasferimento. Se intanto io non progetto perché devo sistemare le cose, poi fra due anni non ho pronto il piano per effettuare lo spostamento della collezione. Sono piani di lavoro che devono svilupparsi parallelamente.

Per il problema delle risorse… mi chiedo come non si possa trovare qualcuno che si innamori di questo progetto, un mecenate. Noi storici dell’arte potremmo aiutare nell’”indurre” questo innamoramento, spiegando le opere. Però su questo punto si devono muovere le istituzioni del territorio».

Emilio Mariotti