23 agosto 1339: il Consiglio Generale della Campana delibera l’ampliamento del Duomo di Siena

Il 23 agosto 1339 il Consiglio Generale della Campana approva ufficialmente, con 212 voti favorevoli e 172 contrari, la deliberazione di ampliamento del Duomo di Siena, la cui parziale edificazione si protrasse fino al 1357.

Tale decisione, tuttavia, sancisce, di fatto, un’opera già iniziata. In effetti la posa della prima pietra della facciata del ‘Duomo Nuovo’, come narra il cronista Andrea Dei, risale al 2 febbraio del 1339. La cerimonia con la benedizione della pietra viene effettuata da Donusdeo Malavolti, vescovo di Siena e Galgano Pagliaresi, vescovo di Massa, di fronte a tutto il clero.

Come tutti sappiamo, la chiesa esistente sarebbe divenuta il transetto della nuova cattedrale, le cui navate avrebbero dovuto svilupparsi nell’attuale piazza Jacopo della Quercia, anticamente dei Manetti (“per planum Sancte Marie versus plateam Manettorum”), come si vede da due disegni di pianta dell’ingrandimento del duomo che si conservano nell’Archivio dell’Opera della Metropolitana. In entrambi si propone di mantenere la chiesa esistente, di modificare la cupola e di creare un corpo anteriore a tre navate e sei campate e una nuova abside (nell’uno semiottagonale e nell’altro poligonale) oltre la cupola e la demolizione del campanile.

Fin dal 1 maggio 1317 erano iniziati i lavori del prolungamento verso Vallepiatta e si era dato inizio all’edificazione della facciata del Battistero, mentre, a partire dal 1331, erano stati acquistati molti edifici nell’area frontale all’ospedale di Santa Maria della scala verso piazza Postierla per ottenere, dopo la loro demolizione, lo spazio necessario allo sviluppo della nuova costruzione. La direzione dei lavori di ampliamento viene affidata a Lando di Pietro nel dicembre del 1339, orafo di eccezionale versatilità, distintosi in opere di ingegneria, nel bilicare campane, nella costruzione del battifolle di Montemassi (1328) e delle mura di Paganico (1334).

Viene richiamato da Napoli dove si trova al servizio di re Roberto d’Angiò, ma sopravvive al cantiere senese soltanto fino al 3 agosto 1340, data della sua morte. Gli succede lo scultore senese Giovanni d’Agostino il 23 marzo 1340, ed egli porta celermente avanti la fabbrica del ‘Duomo Nuovo’, destinato a divenire il capolavoro dell’arte gotica senese, fino al 1348, probabile anno di morte dell’artista, forse a causa dell’epidemia di peste. Mentre Lando di Pietro fu una sorta di «soprintendente» dei lavori, pagato anche dal Comune di Siena, Giovanni d’Agostino fu assunto con la carica di capomaestro dell’Opera.

Dopo la crisi del 1348, il processo di edificazione (già abbastanza avanzato) subisce una forte battuta di arresto fino alla sospensione definitiva. I motivi sono noti: forti problemi di statica non risolti che davano al nuovo e mastodontico edificio scarsa stabilità e una disastrosa situazione economica dettata dalla peste, che porta con sé problemi di reperimento della manodopera e dei materiali, che ormai raggiungono costi esorbitanti. Scrive Agnolo di Tura del Grasso: “s’abandonò in Siena el grande e nobile edifitio de l’acrescimento del Duomo di Siena, el quale era cominciato pochi anni inanzi ed era fatto già l’altezza de la facciata dell’entrata principale e la qual viene a piaza Manetti, che riusciva ne la strada a lato a la via di piaza Manetti, ed erano fatte già la metià de le colonne co’ la volta”. Dopo l’abbandono del progetto del ‘Duomo Nuovo’, la costruzione vien parzialmente demolita.

Nel giugno del 1357 i Dodici Governatori della Repubblica ordinano la demolizione delle parti dell’edificio dichiarate pericolanti. Dell’imponente progetto di costruzione rimangono il ‘facciatone’, i muri laterali e la navata rivolta verso nord-est. Della navata rivolta a sud-ovest restano le arcate, le bifore ogivali e il paramento marmoreo nella parte bassa. Il tamponamento a mattoni è stato eseguito per l’edificazione del Palazzo Reale, oggi sede della Prefettura.

di Maura Martellucci e Roberto Cresti