Vaccini e libertà di scelta: in Toscana i genitori chiedono corretta informazione

“La nostra non è assolutamente una battaglia contro i vaccini, e non ci sentiamo in alcun modo identificati da ogni etichetta di “antivaccinisti” che possa essere associata al nostro gruppo, chiediamo solo che si faccia corretta informazione e che resti immutata la possibilità di scelta terapeutica”.

In queste parole si racchiude il senso della nota inviata dal Cliva, Comitato per la libertà di scelta vaccinale che spiega i motivi dell’intervento cogliendo l’occasione degli striscioni apparsi in diverse città della Toscana il 25 aprile. Striscioni che inneggiavano alla libertà di scelta in tema vaccinale e contro l’obbligo dei vaccini per l’accesso a nidi e scuole d’infanzia proposto nella PdL Rossi-Saccardi.
“Un chiaro segnale che arriva dal gruppo dei ‘Genitori del No Obbligo Toscana’ che conta 2641 membri e che rivendica l’azione.


Recente è la notizia della radiazione dall’Ordine dei Medici di Treviso di un medico, il dottor Roberto Gava, “colpevole”, secondo l’Ordine, di avere espresso opinioni dubbiose in merito alle vaccinazioni di massa, una decisione antidemocratica e palesemente in contrasto con la libertà di pensiero ed il rispetto per i diritti individuali. Ricordiamo che il Codice Deontologico Medico all’Art. 4 parla di “libertà e indipendenza della
professione senza imposizioni o condizionamenti di alcuna natura”: ogni medico deve poter applicare liberamente, dopo attenta valutazione, il principio di precauzione che include quindi la possibilità di sconsigliare un vaccino in determinati casi, o modificarne i tempi di somministrazione rispetto ai calendari proposti.
La Toscana con la sua proposta di legge che prevede l’obbligo per 14 vaccinazioni (anche quelle considerate facoltative per lo Stato) come requisito per l’accesso alle strutture educative, pare non porsi minimamente il problema di lasciare a casa oltre 20.000 bambini che secondo la legge hanno sacrosanto diritto all’istruzione, con conseguenti danni economici alle famiglie che si vedranno negare la possibilità di mandare a scuola i propri
figli; non si pone il problema di accertare e migliorare i servizi di farmacovigilanza praticamente assenti da numerosi anni nella Regione e molto carente anche nel resto d’Italia; non si pone il problema dei bimbi disabili che hanno un insegnante di sostegno e per i quali è importantissimo il percorso scolastico, come sancisce la legge 104/92; non si pone il problema degli indennizzati da danni da vaccino come prevede la legge 210/92…?
Le mancanze ai nostri occhi sono molte e non possiamo non vedere questo obbligo come un ricatto, più che come strumento di prevenzione attiva. E’ chiaro che un obbligo calato dall’alto dà adito soltanto a numerosi sospetti, in un’epoca e in un Paese in cui “non esistono epidemie in corso” così come ha ribadito l’ISS in una recente nota; è risaputo e rinomato che le azioni migliorative di solito si ottengono con l’informazione e la promozione delle corrette informazioni, non certo con la coercizione”.