Si licenzia e apre un B&B letterario in Maremma: “Così ho ritrovato la felicità”

Paolo Origlio, ideatore di Al Sognalibro, bed and breakfast letterario a Grosseto

Alzi la mano chi non ha mai sognato almeno una volta nella vita di lasciarsi alle spalle il lavoro, lo stress e le ore trascorse immobili imbottigliati nel traffico. Paolo Origlio, 47 anni, milanese, ce l’ha fatta: due anni fa si è trasferito a Grosseto, nel cuore della Maremma, dove ha aperto un Bed&Breakfast letterario. Dopo essersi laureato a pieni voti in Scienze bancarie intraprende una brillante carriera, approfittando delle tante opportunità che offre una città moderna come Milano. Passano anni di apparente spensieratezza. Ma dentro di sé Paolo ha un fiume in piena, ed è soltanto questione di tempo prima che si rompano gli argini. La routine quotidiana lo soffoca. Tirarsi giù dal letto, una colazione veloce, il traffico, il lavoro, poi a casa, e così daccapo. La nebbia, i volti tirati dei colleghi di lavoro. Le giornate di Paolo sono piatte, ognuna identica all’altra. È così che alla fine trova il coraggio di cambiare vita, abbandonando le proprie abitudini per andare alla ricerca di cosa lo fa respirare davvero. Finalmente libero.

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Da dove nasce l’idea del B&B letterario?

“L’idea del Bed&Breakfast letterario mi venne nell’istante in cui decisi di cambiare vita. Lavoravo a Milano, facevo il funzionario commerciale per un grande gruppo editoriale televisivo, occupandomi della vendita della pubblicità in tv, radio, etc.

Come si svolgevano le sue giornate?

“Dal lunedì al venerdì iniziavano sempre allo stesso modo: sveglia, doppiopetto, cravatta, metropolitana, l’aria sempre un po’ tetra, fredda. I volti dei colleghi grigi, annoiati. E dentro il solito pensiero: sarà sempre così? Milano è una città dove si può vivere solo con un fiume di denaro oppure subentra la rassegnazione. Tutto è cominciato quando mi sono reso conto che non ero più felice, ed a un certo punto ho detto basta. Ti dici ‘ora o mai più’. Il cambiamento deve essere radicale, immediato, definitivo. Ci sono altri luoghi dove si può vivere senza rassegnazione”.

Perché la Toscana?

“Ricordi d’infanzia, vacanze gioiose, mare e sole. Qui ho riunito tutte le cose che rendono più sopportabile la vita: i libri, i contatti umani, gli amici, il sole e il mare. Si lavora, ma senza padroni e senza doppiopetto, creandoti le regole giorno per giorno, regole a cui obbedire volentieri, proprio perché non imposte da altri”.

A cosa si è ispirato per l’arredamento del B&B?

Al Sognalibro è diviso in tre stanze: ho arredato ognuna di esse ispirandomi ad un libro che in qualche modo mi rappresenta. Ho sempre amato leggere sin da quando ero bambino. Mia mamma ha messo nelle mie mani i primi libri verso i sette/otto anni. C’è il Gattopardo, che mi ricorda la Sicilia; Alice nel paese delle meraviglie, che simboleggia il sogno e il senso del gioco; e Cyrano de Bergerac, che esprime l’amore per le parole. Ogni ospite trova sotto il cuscino un libro: potrà portarlo via, a patto che ne lasci un altro per l’ospite che verrà dopo. In questo modo si fanno girare liberamente e gratuitamente i libri e, si spera, anche la cultura”.

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C’è un episodio particolare che l’ha spinta a cambiare vita?

“Era un lunedì mattina e stavo partecipando ad una riunione commerciale, di quelle che fanno venire i brividi (sorride, ndr). Il nostro direttore commerciale, per stimolarci, ci disse che vendere era come una guerra, e che noi eravamo come dei soldati. Viste le difficoltà, proseguì, noi ci trovavamo in trincea. Dopo quelle parole provai un fastidio enorme. Poco dopo mi feci coraggio e decisi di tirare fuori dalla tasca la lettera di dimissioni, firmandola e mettendo la data. In guerra vacci tu, pensavo dentro di me. Ecco, è come se in quel momento mi fossi spogliato di ogni struttura. Amo la natura, gli animali, la musica, i libri e mi piace cucinare: tutto l’opposto dell’attività che per dodici anni ho svolto, nonostante tutto, sempre con professionalità e serietà”.

Come hanno reagito gli amici?

“Gli amici sono rimasti sbalorditi nel momento in cui ho comunicato loro la mia decisione. Tuttavia, io sostengo che i veri coraggiosi siano loro continuando a fare quel tipo di vita. Hanno visto che comunque, con poche risorse, con buona volontà e, probabilmente, con tanto coraggio, le cose si possono effettivamente cambiare. Sono rimasto piacevolmente sorpreso quando persone da cui non mi aspettavo niente si sono mosse per aiutarmi”.

Ha mai avuto paura di aver preso la decisione sbagliata?

“No, non c’è paura quando prendi una decisione del genere. C’è il sano timore di capire se quello che fai è la cosa giusta, quello sì, ma sono convinto di aver fatto la scelta migliore. Non bisogna avere paura, mai. La vita è talmente breve… è un peccato passarla a lamentarsi e ad aspettare che le cose cambino da sole. Bisogna rimboccarsi le maniche e, se si ha un sogno, fare di tutto affinché si avveri; se non lo si ha, cercarlo. Alla fine, è tutta questione di buona volontà”.

Quella di Paolo è la storia di un uomo che si è ribellato alla monotonia, ad una vita come ce ne sono a milioni sparse in tutto il mondo: che ha deciso di vivere piuttosto che sopravvivere. Attenzione, però. La sua non è una fuga, ma una liberazione. È la scelta di percorrere un sentiero che va fuori dal tracciato battuto. Di intraprendere un percorso verso la felicità voltando le spalle alla carriera, alla sicurezza economica e al successo. Perché alla fine, tutto sommato, non è di questo che si ha bisogno per sorridere alla vita.

Giulio Mecattini