Montalbuccio: la casa famiglia è viva e vivace

La vicenda dell’immobile di proprietà del Comune di Siena, dato in comodato d’uso alla casa famiglia Giovanni XXIII, si è finalmente risolta e nel migliore dei modi. Il dialogo instaurato negli ultimi mesi ha portato ad una soluzione, ossia l’affidamento in locazione triennale e rinnovabile, all’associazione, per un importo concordato.
Così la casa famiglia di Montalbuccio potrà proseguire nella sua fondamentale opera di sostegno a quanti si trovano in situazioni di disagio economico o sociale. Questo è possibile grazie all’operato della responsabile IdaMaria che accoglie, da sempre, disabili, minori e le loro madri, immigrati in fuga dalla guerra.
L’intera città partecipa a questa “missione”, sia tramite enti organizzati, associazioni, onlus, le contrade o anche tramite i singoli individui. Ognuno offre il proprio contributo come meglio può: dalla nonna che porta i giocattoli dei nipoti ormai grandi, al pensionato che si offre di cucinare o a chi mette a disposizione le proprie competenze lavorative gratuitamente.
In questo modo IdaMaria affronta le sfide quotidiane: aiutando giovani madri, spesso provenienti da difficili situazioni familiari, nel complicato percorso della genitorialità, spezzando una catena di dolori, per costruirne una fatta di amore e comprensione. Lo scopo della Giovanni XXIII, infatti, non è solo quello di offrire una casa nel senso materiale del tetto sotto cui dormire, ma soprattutto quella del focolare domestico, del mangiare a tavola tutti insieme, del condividere non solo spazi, ma anche esperienze, abbracci, discussioni, proprio come una famiglia.
Ecco perché tutti coloro che sono passati da qui e che proprio da qui hanno potuto spiccare il volo, guardando alla Comunità di Montalbuccio come un luogo che ha significato la prima, vera casa e in cui sentono spesso il bisogno di tornare.
Il segreto di tante sfide accolte e vinte è da rintracciare nello spirito di Ida Maria, nella sua fiducia non solo verso la Provvidenza, ma più in generale verso il mondo e le persone che lo popolano, come se ognuno di noi fosse un dono insostituibile. Il coraggio di questa donna dovrebbe essere un insegnamento non solo per coloro che vengono affidati alla Comunità, ma per chiunque. Un invito a guardare alla vita con maggiore fiducia e ottimismo, rovesciando la legge di Murphy: “se qualcosa può andar male, lo farà” e tramutarla nella Legge di IdaMaria: se ci aspettiamo qualcosa di bello, qualcosa di bello arriverà.

Selene Bisi Fineschi