Dopo vent’anni la vocazione torna a Siena. La storia di Flavio

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Flavio Frignani è stato ordinato diacono il 22 ottobre, in Duomo. Dopo vent’anni un senese risponde alla vocazione

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Una forte vocazione, un lungo cammino e la scelta di cambiare il destino della propria vita. È la storia di Flavio Frignani, classe 1977, senese e contradaiolo dell’Aquila nelle radici, saldamente attaccate alla tradizione. Flavio ha scelto di prendere i voti dopo una prolungata riflessione. Ha 17 anni quando sente che dentro di lui qualcosa sta cambiando. Una consapevolezza, quindi, maturata in gioventù, quando l’amore verso la Chiesa e per il prossimo superavano di gran lunga i pensieri tipici dell’adolescenza. Il 22 ottobre Flavio è stato ordinato diacono tra gli abbracci di familiari e amici, nella splendida cattedrale di Siena. Un percorso che porterà, la prossima primavera, all’ordinazione presbiterale. Dopo 19 anni dall’ultimo senese che era stato ordinato diacono, Flavio ha raccontato il suo tragitto verso un cammino che per lui stesso resta, per molti versi, ancora sconosciuto.

Quando hai sentito che la tua vocazione sarebbe stata questa?

“Ho aspettato 17 anni per entrare in seminario. La vocazione l’ho avuta nel 1994, ma non è un’esperienza mistica come ci si aspetta. È stata un’esperienza concreta. Mi colpì una richiesta aperta del vescovo di allora ai fedeli: chiedeva se vi fosse qualcuno disposto a dedicare la propria vita a Cristo e alla Chiesa. Posso dire che ho sentito la vera chiamata in quella fase, attraverso le parole del vescovo. Questa domanda è risuonata dentro di me molto a lungo. Mi dicevo “perché no?” e scoprivo giorno dopo giorno che non vi era motivazione per cui dire di no. Per me era una cosa entusiasmante”.

Cosa c’è di entusiasmante nel diventare sacerdote in una società che vive di altri valori?

“C’è che questo rappresenta una grande scommessa. La mia non è stata la scelta di uno che tende ad andare controcorrente. Ad un certo punto, mi sono sentito travolto da un amore più grande di me. Un amore che ho sentito come educatore e catechista, servendo i fratelli per 20 anni, ma anche come professore, durante le lezioni al liceo e all’università. Nella mia dimensione dell’aiuto verso il prossimo e dell’amore verso gli altri, questa cosa mi ha sconvolto. L’ho trovata talmente connaturale a me che mi è sembrato quasi un invito. Come se potessi fare ancora di più”.

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Come hai vissuto l’allontanamento dalla famiglia, dalla quotidianità, per il ritiro in seminario?

“Il distacco in seminario è psicologico, non fisico, è un lasciare per ritrovare i valori e le persone care in un altro modo. Il Signore mi sta restituendo tutto quello che mi aveva ‘strappato’, apparentemente, quando sono entrato in seminario. Ho lasciato la mia famiglia per quel periodo, non è stato facile. Ora, però, è come se mi fosse stato restituito tutto, moltiplicato”.

Cosa spinge un ragazzo così giovane a intraprendere questa strada?

“Quella che ti spinge è una forza attrattiva potentissima alla quale non puoi dire di no”.

Com’era la tua vita prima della vocazione? Si, parliamo proprio di storie d’amore

“Recentemente non ho avuto storie. Fidanzate in passato sì, ma già prima di entrare in seminario la mia vita era il dono di me verso gli altri. Quindi non avevo una vera relazione sentimentale. Avevo altri impegni e, come poi è successo, altre vocazioni. Quando si risponde a questa vocazione, è il momento in cui si inizia a sentire il cuore in pace. Si scopre una serenità profonda, con la quale riesci ad affrontare tutto in un altro modo”.

La tua vita prima. E dopo…

“Un ragazzo come tutti. Ho frequentato l’istituto Agrario e poi Scienze naturali all’Università. Facevo ricerca in botanica, insegnavo, sono da sempre innamorato della natura. Quando ho iniziato questo percorso ho mollato tutto, il mio lavoro e la mia passione. Mi è costato tanto lasciarli ma c’era qualcosa di più grande. Ho intenzione di continuare, nel tempo libero, a fare ricerca e riprendere anche la mia ricerca legata all’amore per la natura”.

È possibile conciliare il tuo cammino con la vita di contrada che hai sempre fatto?

“La contrada non era molto conciliabile con i ritmi del seminario. Non potevo partecipare alle attività e questo per tutti i cinque anni di ritiro. La famiglia Frignani è tutta contradaiola, io sono conosciuto in contrada. Sono stato per 9 anni maestro dei novizi, mi occupavo dell’educazione contradaiola (da 0 a 16 anni). Dal 2006 fino ad ora ho ricoperto l’incarico di addetto all’Oratorio. L’ho vissuta quando potevo, d’estate sempre, il Palio non si tocca. E così la Festa Titolare a settembre,  spesso di turno al braciere, ma con una regola: niente bestemmie!”

È cambiato il tuo rapporto verso le persone, anche con i contradaioli?

“Sto rivivendo i rapporti in contrada in modo rinnovato. Parlo con tutti e si parla di tante cose”.

Come se le persone in te cercassero la fede?

“Sì, credo di sì. O meglio, la fede è dono di Dio, non mio. Mi rendo conto che tanta gente viene da me per aprire il suo cuore, perché ha bisogno di una persona che li possa ascoltare. Ci viene chiesto di metterci accanto alla gente come compagni di viaggio per guidarli nel cammino di fede e di stare vicino a chi ha il cuore ferito. La sfida grande è proprio questa: farsi compagni di viaggio di chi ha il cuore ferito e fare un cammino di riconciliazione con Dio, con se stessi e con la vita. Perché l’uomo, per ogni disgrazia, se la prende con Dio. In realtà è il grido del sofferente, che il Signore ascolta sempre. Siamo noi, discepoli, che dobbiamo farci prossimi. Per me è un’avventura entusiasmante.”

Cosa cambierà nella tua vita?

“Tutto e niente. Niente, perché io resto Flavio Frignani, aquilino da sempre. La mia storia resta quella e non si cambia. Perché il Signore non butta via niente, ma tutto prende nelle sue mani e lo trasforma. Allo stesso tempo cambia tutto. Perché il sacramento dell’Ordine comporta una vera e propria trasformazione ontologica. Perché sono cambiato io. Lo Spirito Santo ha fatto di me qualcosa di nuovo che ancora non comprendo. Sono le relazioni che cambieranno. Qualcuno mi ha scelto, e io ho poi scelto Lui. Sono stato chiamato. E il seminario è un tempo prezioso per capire questa scelta”.

Michela Piccini