Truffa e ricettazione: la moto di Frankestein

Lo sanno tutti: acquistare prodotti di seconda mano online presenta molti vantaggi ma anche dei rischi. Questo è vero anche nelle circostanze in cui l’interlocutore virtuale si materializza in una persona fisica. Normalmente, una volta individuato il prodotto che si cerca e valutatone il prezzo, un numero di telefono o un indirizzo e-mail consentiranno all’acquirente in pectore di contattare il venditore. Avviene poi in genere che i due personaggi si incontrino, affinché il compratore possa vedere l’oggetto e valutarne la bontà. Alle volte questo però non basta, perché possono non esservi delle garanzie sulle qualità del prodotto o sull’assenza di magagne che, se emerse in un secondo tempo, rischiano di condurre a complessi contenziosi. Questo è recentemente accaduto a Eugenio (nome di fantasia), cinquantenne da Montalcino, che aveva trovato su internet la moto dei suoi sogni, un prodotto di una prestigiosa casa italiana.

Aveva contattato il venditore, un ex commerciante di motocicli residente a Roma, lo aveva incontrato e aveva infine acquistato lo splendido oggetto dei suoi desideri ad un prezzo assolutamente concorrenziale. La moto era di seconda mano ma si presentava in magnifiche condizioni. Giungeva dopo qualche tempo il momento delle manutenzioni, ed Eugenio portava la moto in un noto centro senese specializzato nel prendersi cura di moto di prestigio. Quei professionisti collegavano il gioiello della tecnica ad un computer connesso ad un sito facente capo alla casa madre, affinché la sibilla cumana contenuta in quel software desse il proprio responso. Le notizie non erano buone e non perché vi fossero problemi tecnici o tecnologici. Semplicemente la centralina elettronica della moto, a cui si era collegato il marchingegno, lamentava di non essere abbinata a quel telaio e non riconosceva nemmeno le sospensioni ed altre parti meccaniche. Forse Eugenio avrebbe fatto spallucce a tale notizia, anche perché il rischio era quello di rimetterci capra e cavoli. Questo non lo sappiamo. Fatto sta che il centro senese la notizia non se la poteva tenere, e la passava quindi alla casa madre che, a mezzo di un proprio legale rappresentante, sporgeva denuncia querela per quanto era emerso. La palla passava ai Carabinieri della Stazione di Montalcino che come primo atto sequestravano l’attrezzo composito. Impostate le prime indagini, i Militari scoprivano che anche il venditore romano aveva a sua volta acquistato la moto dallo stesso sito internet di vendite di prodotti usati. Il venditore era un ulteriore soggetto residente a Roma il quale, dopo aver acquistato a sua volta una moto incidentata, quella che avrebbe fatto tutti i passaggi descritti, l’aveva sistemata o fatta sistemare con pezzi provenienti da una moto rubata. Il collage finale poteva essere facilmente commercializzato ma col rischio di essere denunciati per truffa e ricettazione, perché al momento dell’acquisto, il povero Eugenio non poteva sapere di questi accadimenti e perché recuperare pezzi rubati per sistemare una moto legalmente detenuta costituisce reato. Terminate le indagini i Militari dell’Arma hanno riferito all’autorità giudiziaria che li aveva investiti della cosa. La persona denunciata avrà un processo e di certo, nel prossimo futuro Eugenio avrà qualche remora a cercare affari su siti che non forniscano garanzie assolute. Allo stato attuale la moto non se la può godere, andiamo verso la bella stagione e quella motocicletta si trova sotto sequestro.